Un omicidio atroce e tanti misteri. La tragica fine del biologo molecolare, Alessandro Coatti, il cui cadavere è stato ritrovato smembrato in Colombia, resta una vicenda tutta da decifrare e sui cui sono al lavoro anche i magistrati di Roma.
Al momento le ipotesi sono ancora tutte al vaglio degli inquirenti colombiani: dall'azione di gruppi armati paramilitari mentre sembrano da escludersi legami con i narcos e la criminalità. Per gli esperti la "firma" sul tipo di omicidio porterebbe ai gruppi armati e in particolare al Clan del Golfo e le Autodefensas Conquistadores de la Sierra. Chi indaga sta cercando di mettere in fila tutti i tasselli: il 38enne si trovava in Colombia, a Santa Marta, una città di mezzo milione di abitanti affacciata sul mar dei Caraibi, per trascorrere una vacanza studio.
Secondo quanto accertato, il 3 aprile, Coatti ha lasciato il suo hotel in taxi sparendo nel nulla. Dopo tre giorni il corpo del ricercatore, laureato alla Normale di Pisa, specializzato al Max Planck Institute, e fino a qualche mese fa dipendente della Royal Society of Biology di Londra, è stato trovato smembrato in tre luoghi diversi. La testa, le braccia e i piedi sono stati trovati domenica da un gruppo di bambini, in una valigia, nei pressi dello stadio locale, mentre altri resti sono stati individuati in altre due zona della città.
Dopo l'accertamento sull'identità e dopo avere informato l'ambasciatore italiano a Bogotà sono scattate le indagini. Un delitto che ha le caratteristiche del rebus anche per la polizia locale, caso atipico nella regione. Non ci sarebbero elementi sul movente legato al traffico di droga o di criminalità organizzata. Gli inquirenti sono al lavoro sui tabulati telefonici e sugli ultimi movimenti bancari di Coatti. Passate al setaccio anche le telecamere di sicurezza presenti nelle zone del ritrovamento del corpo.
L'obiettivo è ricostruire il percorso compiuto dal 38enne per verificare se l'uomo è stato vittima di una trappola o se si sia trovato involontariamente in una situazione pericolosa. Un testimone, citato da un giornale locale, afferma che il ricercatore aveva fatto escursioni per godersi i paesaggi della regione e aveva chiesto informazioni sugli itinerari per raggiungere una località considerata la capitale ecologica della Sierra Nevada. "Siamo fermi al punto di partenza, e saremo fermi finché le indagini lì non saranno finite ma non abbiamo idea del perché di questa tragedia", afferma Giovanni Coatti, zio paterno di Alessandro. La famiglia del ricercatore, madre e padre, è chiusa nel silenzio e nel dolore nella casa di Longastrino, nel Ravennate.
Sul fronte italiano i pm della Capitale affideranno delega alle forze dell'ordine per le indagini e, come primo passo, invieranno una rogatoria in Colombia per avviare una collaborazione giudiziaria. Gli inquirenti potrebbero chiedere agli omologhi colombiani di essere informati sui futuri passi dell'inchiesta e potrebbe essere inviato a Bogotà un team investigativo così come accaduto per il caso di Giulio Regeni in Egitto.
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