"Non potevo non essere qui oggi".
Anche Nicolò Maja ha partecipato ai funerali di Teresa Stabile,
55enne vittima di femminicidio per mano del marito Vincenzo
Gerardi, celebrati oggi a Samarate, in provincia di Varese.
Nicolò Maja è l'unico sopravvissuto alla furia del padre
Alessandro che nel maggio del 2022, sempre a Samarate, uccise a
martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia di soli
16 anni ferendo in modo gravissimo il primogenito. Un destino
drammatico lo unisce oggi ai figli della 55enne ai quali ha
voluto essere accanto, lui come i tantissimi che hanno riempito
la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità per le esequie.
"Era una morte annunciata quella che ci ha rubato Teresa e
che ha spento per sempre il suo sorriso", ha detto una zia della
55enne nella riflessione letta al termine della funzione. "Per
30 anni ha cercato di spiegare che amare non è essere padroni
della vita altrui. I Vincenzo, però, non cambiano mai perché
loro sono giusti. Bravi, lavoratori, disponibili. Nel nome del
padre", ha proseguito ricordando l'omicida della nipote.
"Teresa non ha rincorso un amore nuovo, non ha tradito la
promessa matrimoniale davanti a Dio, ma dopo anni di vessazioni
ha preteso di essere libera. Teresa non è morta per mano di una
creatura aliena ma, come dice Elena Cecchettin, di un figlio
sano del patriarcato". E adesso "noi donne vogliamo di più: che
le mani assassine vengano fermate prima", ha concluso la donna
riponendo tutte le speranze nelle nuove generazioni.
Davanti alla chiesa le cassette per le donazioni alle due
realtà scelte dai famigliari per ricordare Teresa: la Fondazione
Ircss Istituto Nazionale dei Tumori e la Fondazione Giulia
Cecchettin. A chiunque entrasse in chiesa, in particolare alle
donne è stato chiesto di indossare un nastrino rosso come
testimonianza del necessario impegno contro la violenza di
genere.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA