Niente simboli o bandiere, ma solo
candele accese e un mazzo di chiavi da far tintinnare lungo il
percorso di una fiaccolata, per dire no alla violenza di genere.
E' quanto chiedono oltre 30 associazioni di Jesi (Ancona) a chi
parteciperà all'iniziativa che si terrà lunedì 28 aprile alle
ore 21 nella città marchigiana, con partenza dall'Arco
Clementino e arrivo in Piazza della Repubblica. Dal 2007 lo
sportello antiviolenza Casa delle Donne di Jesi ha accolto oltre
600 vittime.
Ai partecipanti si chiede durante la fiaccolata, di far
tintinnare lungo il cammino il loro mazzo di chiavi, "un rumore
semplice, ma potente, perché il silenzio non cada mai più sulla
violenza di genere. Accendiamo una luce. Facciamo rumore. Per
non restare in silenzio. Per cambiare". "Una città unita per
fare rumore e dire basta ai femminicidi", è lo slogan dalla
fiaccolata patrocinata dal Comune di Jesi, e organizzata "per
stringersi insieme, in silenzio ma con determinazione, contro
una delle più gravi emergenze sociali del nostro tempo".
Secondo dati del Ministero dell'Interno, nei primi due mesi
del 2025 sono state uccise sei donne, ed altre cinque dall'8
marzo al 2 aprile. La violenza per mano maschile colpisce anche
persone trans: l'osservatorio sulla violenza di genere indica
che il numero totale dei femminicidi lesbicidi transcidi nel
2025 sono 24.
E' un fenomeno globale e diffuso, che non risparmia alcun
contesto, spiegano i promotori della fiaccolata: "dal 2007 ad
oggi, lo Sportello Antiviolenza Casa Delle Donne di Jesi ha
accolto e sostenuto oltre 600 donne e giovani donne nel loro
personale percorso di consapevolezza e uscita dalla violenza
maschile. Le donne e le ragazze che si rivolgono alla Casa Delle
Donne sono in costante aumento e c'è una crescita notevole anche
per le segnalazioni di casi di violenza da parte di terzi che
chiedono informazioni e consigli su cosa poter fare per aiutare
chi è vittima di violenza di genere".
Ai governi locali e nazionali, le 30 associazioni promotrici
chiedono di "investire in Case Rifugio, Centri e Sportelli
Antiviolenza, corsi di educazione all'affettività in tutte le
scuole"; "Non possiamo continuare a considerare le donne che
muoiono come semplici vittime di violenza. A ciascuna di loro
dobbiamo restituire dignità, riconoscere il diritto
all'autodeterminazione e garantire la possibilità di vivere una
vita libera dalla paura".
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