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Biennale, viaggio nei Padiglioni

Biennale, viaggio nei Padiglioni

86 partecipazioni nazionali, Italia punta sul 'mondo magico'

VENEZIA, 11 maggio 2017, 13:44

Roberto Nardi

ANSACheck

L 'opera dell 'artista russo Sasha Pirigova per il collettivo 'Theatrum Orbis ' al Padiglione della Russia - RIPRODUZIONE RISERVATA

L 'opera dell 'artista russo Sasha Pirigova per il collettivo  'Theatrum Orbis ' al Padiglione della Russia - RIPRODUZIONE RISERVATA
L 'opera dell 'artista russo Sasha Pirigova per il collettivo 'Theatrum Orbis ' al Padiglione della Russia - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una "dogaressa" veneziana, a richiamare una imbarcazione simile che solca le acque oceaniche, è giunta all'Arsenale per l'inaugurazione del padiglione della Nuova Zelanda. Ad attenderla la premier neozelandese Patsy Reddy e il presidente della Biennale Paolo Baratta e nello spazio nazionale una istallazione che parla di due mondi, quello dei nativi e quello dei colonizzatori, che parlavano lingue diverse ma hanno saputo conoscersi. In qualche padiglione nazionale, insomma, c'è una declinazione del concetto largo della "riconciliazione", tema centrale di "Viva Arte Viva" stavolta nel rapporto arte-pubblico.

E' la prova del primo giorno ufficiale della vernice per capire se, almeno tra le migliaia di persone che hanno cominciato a solcare i viali e gli spazi dei Giardini e dell'Arsenale, il proposito caro a Baratta e alla curatrice Christine Macel abbia fatto centro. Il presidente ripete più volte, anche durante la conferenza stampa che dà il via tradizionalmente alla kermesse, che la Biennale "rappresenta che la situazione è complessa", che stavolta pone al centro l'artista e questo di riflesso significa "che il visitatore è al centro". La mostra di Christine Macel è ampia nell'offerta di molte riscoperte - 103 su 120 artisti sono per la prima volta nella rassegna del curatore - ed altrettanto ampia è la proposta dei padiglioni nazionali. Complessivamente sono 86 le partecipazioni, in parte distribuite negli spazi "storici" dei Giardini in parte in tanti luoghi più o meno noti della città lagunare. Tre le new entry: Antigua e Barbuda, Kiribati e Nigeria.

L'attenzione, nei primi giorni, si concentra di solito ai Giardini e le fila si formano davanti ai padiglioni dalla lunga storia e dalle proposte più sussurrate: Stati Uniti, Germania, Francia, Gran Bretagna o Giappone. Il "tempio" tedesco, con Anne Imhof, nel bene o nel male fa sempre parlare di sé: vuoi per il muro sfondato aperto alle "migrazioni", vuoi, stavolta, per sei doberman dietro robuste gabbie e giovani che promettono atti che toccheranno anche la sfera sessuale, loro sotto vetro. Di sesso libero con ironia e spirito goliardo parla il padiglione coreano, dove a sorreggere una statua rosa di un pensatore che richiama Rodin c'è una struttura in legno con un buco sagomato per sistemarsi per i bisogni. Il francese è una camera per la musica e il giapponese ha un buco sul pavimento da dove sbucano una alla volta le teste di visitatori che si mettono in fila per la curiosità a fianco dell'ingresso.

L'Austria ha un camion piantato e in un altro padiglione ci sono cigni che paiono di cristallo in laguna. Venerdì si apre il padiglione Italia con il ministro Dario Franceschini, ma "Il mondo magico" voluto da Cecilia Alemani con le opere di Giorgio Andreotta Calò, Roberto Cuoghi e Adelina Husni-Bey trova consensi. Senza fine, poi, le iniziative, gli appuntamenti, le mostre collaterali o quelle che cercano traino dalla Biennale, i party riservati agli "eletti" che gravitano nel sistema. Venezia è il mondo del contemporaneo, almeno fino al 26 novembre, ultimo giorno della Biennale.
   

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