Non gli è andato giù che gli
abbiano tolto la collana un attimo prima entrare in scena
all'Ariston: "Altri artisti prima di me sono saliti sul palco
con gioielli riconoscibili, è questo che mi ha fatto arrabbiare.
L'outfit è importante, ci lavora tanta gente". Tony Effe torna
così sul caso scoppiato ieri sera, subito dopo la performance al
festival di Sanremo, quando ha confessato la sua rabbia ai
microfoni di Radio2. "Comunque - spiega oggi smorzando i toni -
ero un po' giù di mio, l'ho buttata sulla collana".
La Rai ha spiegato che una norma precisa, inserita nei
contratti con le case discografiche e nel regolamento, vieta i
riferimenti ai marchi: "Lo puoi fare, ma la legge deve essere
uguale per tutti", replica il rapper romano incontrando la
stampa al Palafiori di Sanremo, al collo il gioiello della
discordia, una catena in oro giallo dalle grosse maglie. "Può
essere riconoscibile per chi ne capisce. Io la riconosco. Ma
altri sono saliti sul palco con lo stesso brand. Il primo giorno
non è andata benissimo, perché prima di salire sul palco tutti
quelli che lavorano alla Rai mi hanno chiesto foto, video e sono
uscito in scena con leggerezza. Ieri ero molto concentrato, mi
hanno tolto la collana un attimo prima di salire sul palco e mi
sono stranito. Ma non ce l'ho con la Rai, è tutto a posto".
Qualche minuto dopo, però, nelle stories di Instagram scrive:
"Se stasera mi tolgono i gioielli, sali tu a cantare", taggando
Carlo Conti. "In caso contrario codice 04", aggiunge taggando
Noemi con cui duetta sulle note di Tutto il resto è noia di
Franco Califano.
Quanto alle polemiche sui testi violenti e sessisti, e sulla
sua esclusione dal concerto di Capodanno a Roma, "mi piace il
confronto - sottolinea Nicolò Rapisarda - ma purtroppo non si
può mettere d'accordo tutti. Ci sarà sempre gente che non
capisce i testi, non si può mettere d'accordo i giovani con le
persone più grandi, da sempre è così".
Accanto a lui c'è Federico Cirillo di Island Music:
"Rappresentiamo da Brunori a Sfera Ebbasta, da Elisa a Tony
Effe. C'è una cultura dell'hip hop davvero molto profonda
secondo cui i testi devono essere crudi: non sono la
rappresentazione di quello che fa l'interprete, ma di quello che
c'è di fuori". E anche "le collane fanno parte dell'ideale hip
hip, non puoi levare le collane a un rapper".
A Sanremo Tony Effe ha rivoluzionato la sua immagine da
rapper maledetto, in particolare nella prima serata, look total
white e tatuaggi nascosti sotto il trucco: "Voglio far capire
alla gente che sono un ragazzo in carne e ossa, a Capodanno ho
pianto. So che non possono essere tutti d'accordo, ma ci sto
male quando mi arrivano cose forti, se qualcuno mi mette il due
in pagella, non è un discorso costruttivo. Posso capire che i
testi non piacciano, ma se poi i ragazzini ballano le mie
canzoni in discoteca, sempre nelle regole, vuol dire che ho
fatto un buon lavoro. Alla fine decide il popolo, parlano tanto
anche i numeri", dice il re delle classifiche 2024 con l'album
Icon. "Quando ero più giovane mia madre preoccupata mi diceva:
perché non vai a lavorare? Io le rispondevo: poi lavorerai per
me mamma, ci penso io a te", racconta. E fa professione di
umiltà: "Mi sento il meno artista di tutti, ho tanta strada da
fare nel canto. Ho 'sculato', ma ho anche lavorato tanto, e
quando lavori arrivano i risultati. Qui mi sento l'ultimo fra
tutti questi grandi artisti: vedo Brunori e imparo, Cristicchi e
imparo, Lucio Corsi e imparo, ogni persona ti può lasciare
qualcosa".
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