''E' come una mostra a casa mia''.
Guido Strazza, pittore e incisore che ha festeggiato il 21
dicembre il traguardo dei 100 anni, definisce così l'omaggio che
gli rende l' Istituto Centrale per la Grafica a Roma con la
rassegna che fino al prossimo 26 febbraio propone una serie di
matrici e i fogli stampati per questa occasione particolare
occasione insieme ad una selezione di circa 60 incisioni
realizzate dall'artista tra il 1974 e il 2015, tra fogli e libri
d'artista.
''Alla Calcografia - ha spiegato Strazza - mi sono formato come
incisore, ho passato anni avendo a disposizione i torchi, gli
studi, le lastre e le incisioni che vi sono conservate. Ero in
una posizione privilegiata di documenti, di luoghi e di
ispirazione. Era un posto meraviglioso. Dove mi giravo era una
spinta a decifrare i segni che vedevo intorno a me''.
Strazza/Cento, curata da Luisa De Marinis con Ilaria Fiumi
Sermattei e Giorgio Marini, documenta il lungo percorso
artistico del maestro toscano che conobbe Marinetti e partecipò
alla mostra degli aeropittori futuristi nel 1942 per poi
seguire, dalla fine del decennio, la strada dell' astrattismo.
'' Un astrattismo lirico incentrato sul segno - spiega Luisa De
Marinis -. Il segno è il protagonista della sua ricerca. Strazza
è il più grande incisore vivente e questa mostra racconta, in
particolare, la sua esperienza di insegnante alla Calcografia
Nazionale''.
L'artista, all'inizio degli anni Cinquanta visse a lungo in
Brasile concentrandosi sulla litografia e sviluppando un
linguaggio peculiare. Il ritorno a Roma nel 1964 coincide con l'
incontro con l' incisione, sviluppata appunto nella pratica e
nel confronto con gli studenti dell'Istituto che ha sede a
Fontana di Trevi. Nel 2003 e nel 2015 Strazza ha donato all'
Istituto 1300 incisioni e 15 lastre di zinco, una ricca varietà
di tecniche, tra acquaforte, acquatinta, maniera nera, bulino
puntasecca. Tra le lastre ne sono state selezionate sei per la
cartella celebrativa stampata in sole venti copie che contiene
anche versi di 'A la mano' di Rafael Aberti con cui Strazza
lavorò negli anni Sessanta durante i dieci anni trascorsi in
esilio a Roma dal poeta andaluso.
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