L'Italia ad Osaka "rafforza la sua
presenza nel continente asiatico e torna protagonista a livello
globale con la diplomazia culturale, l'internazionalizzazione
delle imprese e l'attenzione alle nuove tecnologie. Essere
presenti qui, con un padiglione che coniuga la grandezza della
nostra arte con l'innovazione e l'immersività, è strategico per
presentare le nostre eccellenze e il Made in Italy in una
vetrina globale".
Il presidente della Commissione Cultura della Camera e
responsabile nazionale cultura di FdI, Federico Mollicone, è
all'Expo internazionale dove il padiglione italiano continua ad
rappresentare un esempio del valore della cultura italiana nel
mondo. Cosa ci insegnano manifestazioni ed iniziative come
questa? Qual è la direzione che il nostro Paese deve imboccare
per aprire nuovi spazi per riaffermare il valore della nostra
specificità culturale?
"Il Governo Meloni, fin dal primo giorno, ha proposto un
piano trasversale, multidisciplinare e capillare che tuteli la
specificità delle nostre tradizioni e caratteristiche che tutto
il mondo ci invidia e sono le protagoniste del nostro export.
Penso - dice all'ANSA - al grande lavoro svolto per il comparto
del design, della moda e dell' artigianato, come dimostrato
anche dal grande successo del Salone del Mobile a Milano di
questi giorni, per la sovranità alimentare e per la
valorizzazione della nostra cultura millenaria, anche
nell'ambito del Piano Mattei per la cultura.
L'istituzione della Giornata Nazionale del Made in Italy, che
celebriamo oggi, riprende il nostro storico posizionamento sulla
istituzione della Giornata degli Inventori, reso cristallino
dalla proposta 3673 della XVIII legislatura, a mia prima firma,
recepita dal Ministro Urso nell'articolo 3 del Ddl Made in
Italy".
Lei ha detto che con l'approvazione del decreto cultura che
offre sostegno all'editoria, allo spettacolo dal vivo, ai
borghi, all'audiovisivo e all'identità locale e nazionale
Fratelli d'Italia ha messo a terra il programma elettorale. Ora
che siamo a metà legislatura, quali sono le prossime questioni
che il settore culturale in Italia ha necessità di essere
riformato? Qual è il programma ?
"Il Piano Olivetti e il Piano Mattei per la cultura sono stati
due importanti traguardi. Uno dei primi obiettivi da perseguire
è attuarli nelle parti che hanno disegnato una visione culturale
che guarda alle periferie, alle aree svantaggiate e, allo stesso
tempo, alla proiezione esterna della nostra identità. Come ha
detto il Ministro Giuli, dobbiamo rendere irreversibile la
concezione di intendere l'Italia come una grande impresa
culturale che si metta al servizio della comunità e del
fabbisogno sociale italiano. In Parlamento, poi, continueremo la
nostra azione profondamente riformatrice, che è già intervenuta
contro la pirateria digitale in difesa della creatività e per la
salvaguardia della Rievocazione storica e del Patrimonio
culturale immateriale".
Lei ha annunciato che a breve arriveranno in Aula le misure
per rilanciare la collaborazione tra pubblico e privato
nell'offerta culturale del paese: è un percorso necessario? Se
la cultura crea ricchezza perché lo Stato deve rinunciarvi in
parte a favore del pubblico? E viceversa, laddove non è
remunerativa perché il privato dovrebbe investirci?
"In Italia ci sono 4.416 i luoghi del patrimonio, pubblici e
privati: 1 ogni 13.300 abitanti, come rilevato da Istat nel
2022. Il settore culturale, per quanto difficilmente tangibile,
in Italia costituisce, secondo alcune rilevazioni, il 17,2% del
Pil nazionale, annovera 128 milioni di persone che ogni anno
usufruiscono del patrimonio culturale italiano, 341 mila imprese
design driven che utilizzano la bellezza come fattore
distintivo, il 31% sul totale delle aziende italiane che
riportano 682 miliardi di fatturato. Dati impressionanti. Troppo
spesso, il sistema pubblico culturale italiano non riesce a
sostenere la grandezza e la vastità di questo patrimonio. I
molti siti culturali chiusi o poco valorizzati sparsi per il
paese ne sono la testimonianza. In questo senso, dopo un ampio
iter parlamentare, in cui c'è stato un importante dialogo con le
categorie e gli attori istituzionali, arriverà a maggio in Aula
la Proposta di Legge a mia prima firma 'Italia in Scena', volta
a promuovere proprio la partecipazione dei soggetti privati,
singoli o associati, alla valorizzazione del patrimonio
culturale secondo il principio di sussidiarietà, previsto dalla
Costituzione all'articolo 118, con ampio utilizzo di strumenti
di partenariato pubblico-privato, in particolar modo per dare
nuova linfa a piccoli borghi, aree interne, comuni montani e
beni culturali non gestiti in modo adeguato".
Sul tax credit per il cinema sono stati anni di polemiche e
incomprensioni tra il governo gli operatori e le opposizioni. E'
arrivato il momento per una collaborazione? Le correzioni al
decreto sono attese da mesi ma non arrivano ancora.
"Come ha detto il sottosegretario Borgonzoni, i correttivi
alla riforma del Tax Credit sono in dirittura d'arrivo, in un
documento già condiviso da Mef, da Mic e da Mimit. D'altra parte
il Tar non ci avrebbe aspettato se non fossimo stati, nei fatti,
pronti.
Il sistema di richiesta dei crediti di imposta, poi, è
pienamente operativo: da quando, a fine novembre 2024, è stata
aperta la possibilità di presentare le domande per il tax credit
produzione cinematografica ed audiovisiva sia nazionale che
internazionale, sono state presentate ben 475 domande, per un
volume di investimenti di circa 1,2 miliardi e un credito
d'imposta richiesto per oltre 400 milioni. Ci risultano circa 35
set aperti in questo momento nei nostri territori".
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