La devastazione provocata dall'invasione delle cavallette, la disperazione di chi ha perso tutto, la forza e il coraggio di chi combatte per sopravvivere alla natura e, forse, anche alla modernità, in un rapporto sinergico ma sempre complicato tra l'uomo e l'ambiente.
In 18 minuti il regista cagliaritano Francesco Piras racconta l'essenza di una parte di Sardegna, quella di chi da sempre vive e sopravvive grazie alla terra. Nel suo Tilipirche, (cavallette in sardo), il cortometraggio selezionato fuori concorso alla Settimana della critica della Mostra del cinema di Venezia, in proiezione in prima assoluta venerdì 8 settembre, l'autore racconta la storia di un allevatore e del rapporto con il figlio al quale deve passare la gestione dell'ovile. Un rapporto fatto di grande umanità ma anche di forti contrapposizioni. Il film è girato a Noragugume, un paesino di poco più di 300 anime nel Marghine, travolto nel 2022 da un assalto senza precedenti di locuste che ha distrutto tutte le campagne.
"Quando ho visto in televisione, in rete e sui giornali le foto e le immagini dell'invasione di cavallette, non avevo ancora in programma di girare un film - racconta Piras all'ANSA -. Quelle immagini mi hanno sconvolto e ho deciso, il prima possibile, di andare a visitare quei territori. Sono andato a Noragugume a fine giugno, con solo una videocamera a mano, un assistente e l'attore principale, Giuseppe Ungari. Non avevamo una sceneggiatura scritta. Mi sono immerso totalmente in quei luoghi. Il film è stato girato con la partecipazione degli abitanti di Noragugume i quali, nonostante il realismo delle parti, hanno interpretato un copione". Una decina i cittadini che compaiono nel cortometraggio.
La storia è finzione "ma prende spunto dal contesto circostante - precisa il regista - dagli elementi della realtà: l'invasione della cavallette, la sofferenza degli uomini e degli animali, la festa del paese, la preghiera e poi la finzione legata alla vicenda personale dell'allevatore e del figlio, che prende però spunto da un'indagine nel territorio". Piras ha assorbito dalla gente tutti gli elementi che contraddistinguono la vita di ogni giorno in un piccolo paese dell'interno del Nuorese. "Sappiamo che in quei luoghi il rapporto tra uomo e natura è diretto - spiega il regista - la vita degli uomini è connessa con l'ambiente, con il territorio, con il clima. E' un rapporto che può diventare una lotta, anche per la sopravvivenza. In questo rapporto diretto, la civiltà moderna si inserisce senza mediazione e senza dialogo. La presenza delle fabbriche appare come un elemento estraneo, una soluzione di salvezza probabilmente illusoria e in tutti i casi alienante".
Nel rapporto tra l'allevatore e il figlio, infatti, spunta la possibilità di un lavoro in fabbrica, un'illusione di cambiamento rispetto alla vita in campagna.
"Da un certo punto di vista Tilipirche è un film politico - chiarisce Piras - una pellicola di indagine, che oltre a raccontare una storia descrive lo spaccato della realtà contemporanea". Il cortometraggio è nato da un'iniziativa spontanea, senza una raccolta di fondi e una organizzazione produttiva alle spalle. Durante le riprese è stato sostenuto dalla Sardegna Film Commissione e dalla Fondazione di Sardegna .
"L'8 settembre sarà la prima assoluta. Poi cercheremo un percorso distributivo e parteciperemo ai vari festival nazionali e internazionali - annuncia il regista - Ma c'è una cosa che non vedo l'ora di fare: vorrei che la prima in Sardegna fosse a Noragugume, dove abbiamo girato. Ancora non abbiamo organizzato nulla, ma il paese ci ha accolto. Sicuramente con la sindaca Rita Zaru riusciremo a portare a casa anche la proiezione nel luogo dove tutto è cominciato".
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