Una scuola di recitazione "non è
necessaria in assoluto, un talento se esiste e brilla poi trova
le sue vie. Per quanto mi riguarda la scuola è stato il terreno
in cui mi è stato permesso anche di sbagliare, è importante in
questo mestiere riuscire a perdonarsi gli errori, fare tentativi
e prove e poi cambiare completamente. L'accademia ti mette
davanti a moltissime possibilità, poi quando si esce si sceglie
cosa essere". Lo ha detto Silvia D'Amico interprete di film come
Non essere cattivo, The Place, Comandante che è stata
protagonista insieme alle colleghe emergenti Carlotta Gamba
(America Latina, Quando) e Beatrice Grannò (Doc, The White
lotus) nel panel 'Il mestiere dell'attrice' nel corso della
seconda giornata di Sky 20 anni, evento organizzato dalla
piattaforma digitale satellitare, dal 2 al 4 ottobre al Museo
nazionale romano nelle Terme di Diocleziano di Roma.
"Ho capito che avrei voluto fare questo lavoro da subito - ha
raccontato D'Amico -, si risponde un po' tutti così a questa
domanda ma per me è effettivamente così, è vero. Avevo sei o
sette anni quando la maestra mi disse che c'era una scuola
chiamata Silvio D'Amico. Ho avuto la folgorazione, ho deciso che
avrei voluto fare quello e poi ho fatto quella scuola". Per
Carlotta Gamba invece la passione per il mestiere di attrice "è
cresciuta insieme a me, ho iniziato da piccola a fare teatro ed
è una cosa che non ho mai più perso, la recitazione è diventata
sempre più grande e importante. Pian piano è diventato il mio
sogno e per adesso è il mio lavoro". Beatrice Grannò ha invece
spiegato di essere "sempre stata affascinata dal mondo della
performance: facevo musica, facevo danza. La recitazione è
arrivata più tardi, cercavo qualcosa che potesse fare da
"contenitore" a tutte queste cose che mi piaceva fare e in un
certo senso l'attrice era la strada più giusta". Spazio anche
per domande sugli aspetti più pratici della recitazione, con il
critico Gianni Canova che ha chiesto alle tre attrici se sia più
difficile fingere di piangere, baciare o morire. "Morire è
difficilissimo - ha detto Silvia D'Amico -, è difficile
coordinarsi con il respiro, ha poco a che fare con
l'immedesimazione e più con la tecnica".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA