(di Marzia Apice)
ROBERT BELLERET, PAUL BOCUSE. LO
CHEF, IL MITO (Giunti, pp. 249, 18 euro)
Si sarebbe indignato, infuriato magari, di certo rattristato,
oppure chissà, magari avrebbe alzato le spalle e si sarebbe
lasciato consolare dalla convinzione di essere diventato uno dei
migliori al mondo nel suo mestiere e di averne cambiato per
sempre la storia: non sapremo mai come avrebbe reagito Monsieur
Paul Bocuse, scomparso due anni fa ultranovantenne, alla notizia
della recentissima perdita di una delle tre stelle Michelin, per
54 anni mantenute da L'auberge du Pont de Collonges, il suo
ristorante storico.
E ora che sta per uscire la prima biografia del celeberrimo
cuoco francese, dal titolo "Paul Bocuse. Lo chef, il mito", in
libreria dal 31 gennaio con Giunti, se lo chiede anche il suo
autore, Robert Belleret. Del resto, afferma lo scrittore e
giornalista, "per questo cuoco partito dal nulla e senza
diploma, pioniere in tanti ambiti, capace di portare gli chef
fuori dall'anonimato, le tre stelle contavano tanto quanto il
suo titolo di Miglior operaio di Francia, ottenuto nel 1961".
Il libro, che ripercorre la straordinaria carriera di Bocuse
fin dagli inizi, assomiglia a un romanzo, più che a una classica
biografia: nelle pagine infatti Belleret, che ha scritto il
volume dopo numerose interviste allo chef, agli amici e
collaboratori, ha saputo delineare a 360 gradi la figura del
grande e iconico cuoco famoso in tutto il mondo, narrando dei
suoi sogni, le stranezze, i viaggi e il suo savoir faire,
svelandone la tenacia, la personalità eclettica, la capacità di
anticipare i tempi.
"Detronizzando la locanda del Pont de Collonges, è una certa
immagine della grande cucina francese che la guida Michelin
intacca", afferma all'editore italiano Belleret, "Dopo la
locanda de l'Ill, gestita dalla famiglia Haeberlin in Alsazia,
locale amico e molto vicino a Paul Bocuse, declassato l'anno
scorso, così come il savoiardo Marc Veyrat, altra figura
mediatica e grande ammiratore di Bocuse, sembrerebbe che la
guida voglia attaccare una generazione portatrice di una certa
tradizione, privilegiando i prodotti e le relazioni senza
preoccuparsi troppo di moda e creatività".
Quello che è certo è che nessuno, nemmeno i giudici della
temutissima guida Michelin che hanno deciso di declassare il suo
ristorante, potranno mai togliere a Bocuse il merito di aver
valorizzato nell'alta cucina il gusto del vero e dell'autentico,
di aver posto con forza l'accento sulla qualità delle materie
prime e sui prodotti locali e "popolari" dei mercati, ma anche
di aver saputo comunicare la sua rivoluzione culinaria a tutti,
dagli addetti ai lavori alle casalinghe nei programmi tv.
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