(di Giorgio Gosetti)
Nella notte di Clerville una figura
si muove furtiva, il suo coltello brilla nel buio, lanciato con
precisione implacabile contro un bersaglio umano, i diamanti
illuminano la notte finché la nera figura del ladro
inafferrabile non li fa suoi. Era il 1 novembre, forse una data
non casuale, del 1962 quando il Re del terrore (titolo del primo
album) fece la sua comparsa in edicola a Milano e dintorni. Era
la prima apparizione di Diabolik che 60 anni dopo appare ancora
in piena forma e si prepara a tornare anche sullo schermo con il
secondo episodio della saga firmata dai Manetti Bros.
Per Diabolik, comunque, si deve ormai parlare di una
autentica epopea, con fan di tutte le età che ne rinnovano il
mito, riedizioni e revisioni di lusso, imitatori ed epigoni: un
fenomeno che rivaleggia solo con l'eterno James Bond ed è
diventato nel tempo un cult internazionale con traduzioni
dall'Argentina agli Stati Uniti. Mentre molto si sa sulla genesi
del personaggio e sulla sua rapida fortuna editoriale, è stato
necessario aspettare oltre cento numeri per conoscere più da
vicino infanzia, vocazione e prime esperienze del fantomatico
ladro dagli occhi di ghiaccio. Tutto nasce dall'esperienza
familiare di Angela Giussani, moglie dell'editore Gino Sansoni
esperto in ammiccanti pubblicazioni pulp, donna indipendente e
piena di idee in una Milano che si trasformava rapidamente in
metropoli europea alla fine degli anni '50. Leggenda vuole che
dopo due anni di fallimenti in proprio con la casa editrice
Astorina, rielaborando una storia ispirata dalla lettura di
"Fantomas", Angela scriva il primo episodio ("Il re del
terrore") e lo faccia illustrare nella sua cucina da Zarcone,
presto raggiunto da altri giovani disegnatori. Dopo 14
avventure, accolte con crescente successo, si fa affiancare
dalla sorella minore Luciana che ne proseguirà il lavoro fino al
nuovo millennio. All'inizio di quest'anno con una festa speciale
e un albo fuori serie si contavano 900 titoli, anche se è facile
perdersi tra riedizioni, numeri speciali e ricoloriture.
Ben più sfumata è la biografia del personaggio che si
rivelerà solo oltre sei anni dopo, nel 1968, quando abbiamo
appreso che Diabolik è orfano, è stato cresciuto in un'isola
dominata dal capo brigante King i cui scagnozzi istruiscono il
ragazzo finché questi non sopprime il suo maestro, fugge e
assume una falsa identità per stabilirsi nell'immaginaria città
di Clerville. Alla terza avventura Lady Eva Kant entra in scena
(prima vittima e poi complice), rimpiazzando la precedente
fidanzata Elisabeth e venendogli in soccorso quando sembra ormai
in trappola braccato dal suo celebre avversario, l'ispettore
Ginko (dal nome di Gino Sansoni con l'aggiunta di un'inevitabile
K).
Proprio questa trama (la terza storia, finita perfino in
tribunale con l'accusa, poi prosciolta, di istigazione alla
violenza) è stata usata dai Manetti Bros per il loro "Diabolik"
uscito a Natale dello scorso anno, mentre la prossima pellicola,
attesa a novembre, si rifà al 16 numero di Diabolik, "Ginko
all'attacco" del 1964. Una terza versione per il cinema è in
programma nel 2023, ma per molti il vero volto di Diabolik (che
le sorelle Giussani ricalcavano sui tratti di Robert Taylor)
rimane quello del seducente e inespressivo John Phillip Law i
cui occhi azzurri erano il punto di forza del film di Mario Bava
(Diabolik, 1968), un delirio psichedelico in piena pop-art.
Del resto quello è il periodo in cui la moda di Diabolik
diventa seminale in Italia, dalle versioni alternative a fumetto
(tra Satanik e Kriminal) alle parodie ("Arriva Dorellik"), fino
alle canzoni (memorabile una versione musicale a firma di Betty
Curtis). Per un paio di decenni il ladro senza pietà rimarrà poi
confinato alle edicole, finché a metà degli anni '90 non viene
resuscitato dalla pubblicità, dai videogiochi, dalla tv con una
serie animata (40 episodi), fino al trionfale ritorno al cinema
nella stagione dei supereroi con cui però la creazione delle
sorelle Giussani non ha nulla a che fare. Adesso siamo forse
pronti per una nuova era, quasi a dispetto del politically
correct.
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