Punto di riferimento per i musicisti
di tutto il mondo, Mischa Maisky è considerato da tempo una
straordinaria leggenda del violoncello: il 7 aprile alle 20.30
l'artista lettone torna all'Auditorium Paganini di Parma ospite
della Filarmonica Arturo Toscanini nell'ambito della residenza
onoraria triennale con l'orchestra parmigiana. Con la bacchetta
di Kristjan Järvi, che della Toscanini è il direttore ospite
principale, Mischa Maisky interpreterà due classici del
repertorio violoncellistico, l'Élégie in do minore Op. 24 di
Gabriel Fauré e il Primo Concerto di Camille Saint-Saëns.
Mito del concertismo internazionale, anche per aver
conosciuto e collaborato con alcuni tra i personaggi della
storia della musica, il compositore Dmitri Shostakovich e i
violoncellisti suoi maestri Mstislav Rostropovich e Gregor
Piatigorsky, Maisky possiede istinto musicale e una prodigiosa
abilità tecnica: numerose sono state le collaborazioni con
strumentisti eccellenti come Martha Argerich, Leonard Bernstein,
Gidon Kremer.
Nato a Riga nel 1948, da una famiglia ebrea, ha dovuto
superare esperienze terribili sul piano personale, essendo stato
internato in un campo di lavoro e in un ospedale psichiatrico.
Peculiarità principali della sua immensa personalità artistica,
combinano tratti delicati a un grande temperamento e pathos
interpretativo, resi attraverso il suo prezioso violoncello
Montagnana del '700. L'Elegie è un brano ispirato a un lirismo
profondo: un lamento espressivo del violoncello dalla forte
suggestione, composto da Fauré nel 1880 con l'accompagnamento
del pianoforte orchestrato poi nel 1896. A seguire il Concerto
di Saint-Saëns si caratterizza per la forte teatralità dove il
solista deve affrontare in stretto dialogo con l'orchestra
bruschi salti, accenti, volate verso l'alto, improvvisi crolli
verticali. La serata si concluderàcon l'esecuzione della
Sinfonia N. 2 del compositore finlandese Jean Sibelius, pensata
durante un soggiorno a Rapallo. L'opera, che si impone per la
naturalezza e immediatezza tematica, presenta nell'Andante una
frase malinconica e lamentosa dei fagotti, che si dice ispirata
da riflessioni sul "Don Giovanni e il Convitato di pietra",
ossia la morte.
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