Un week end all'insegna dell'energia e del ritmo al Festival di Spoleto: dopo 'The Beggar's Opera' nell'allestimento di Robert Carsen, grande spettacolo che segnerà questa 61/a edizione, ecco l'omaggio alle signore del rock di Jean-Claude Gallotta con i danzatori della sua compagnia parigina al Teatro Romano, mentre in una piazza Duomo strapiena Francesco De Gregori ha riproposto un po' tutto il suo repertorio.
'My Ladies Rock' è l'incontro di questo maestro e iniziatore della new french dance, direttore dal 1984 al 2015 del primo Centre Choreographique National francese, con le donne che hanno fatto la storia del rock senza riuscire ad avere il posto e il rilievo che hanno sempre avuto invece gli uomini. "Scoperte queste donne, che vanno da una pioniera come Wanda Jackson sino a Nina Hagen, passando per Aretha Franklin, Janis Joplin, Nico, Patti Smith, Laurie Anderson e tante altre, piene di contraddizioni ma che si sono prese il diritto di essere ciò che volevano, dure e dolci, sfrontate e timorose, contestatrici a costo di eccessi che ne hanno spesso segnato la vita, che hanno scosso le società occidentali - racconta sul finale dello spettacolo lo stesso Gallotta - ho fatto un sogno, che, con rabbia e coraggio, avessero fatto esplodere e lacerato per sempre le costrizioni di genere".
Il risultato sono queste tredici coreografie su tredici canzoni molto diverse, aperte dalla Jackson e chiuse da Tina Turner col rock più puro, con le ballerine in abiti luccicanti e tacchi alti, un rock che per certe figure può sembrare lontanamente imparentato col tango, sino al finale al maschile con uomini che mettono una sorta di urlo di Munch muto e finscono chiudendosi la bocca con la mano a pugno. Ecco allora la solitudine e rabbia della Joplin per la quale "libertà è una maniera per dire che non c'è più nulla da perdere" e, di seguito, per celebrarne la morte tragica, un pezzo con ombre bianche che danzano nel buio su una bellissima canzone a cappella della Baez. Oppure un pas de deux sensuale, erotico, appassionato e violento per Marianne Faithfull, i movimenti e gesti duri e interrogativi di danzatori vestiti neri per Siouxie and the Banshees; le coppie di donne per la versione di 'My funny Valentine' di Nico o la danza libera, felice, sorridente di 'Baby I love you' della Franklin; tre uomini in giacca, calzini e mutande nere, leggeri e protesi verso l'alto come uccelli per Laurie Anderson elettronica. Un gruppo di danzatori multirazziale come è normale oggi in ogni compagnia di livello internazionale, giovani, forti e precisi, pronti a cambiare mood a seconda dei pezzi e quasi partecipi sino a recitare con espressioni del viso, bocche che sorridono, si imbronciano o fanno linguacce.
Uno spettacolo intenso, con un suo senso preciso e provocatorio, dai ritmi e sentimenti coinvolgenti, chiuso da tanti applausi, che è venuto in scena a prendersi anche lo stesso Gallotta.
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