Si può parlare della vita in un ospedale, dove si è capitati per un banale controllo e poi venire ricoverati in reparto dopo una diagnosi implacabile, tumore al rene? Usando un linguaggio inusuale che dosa comicità e dramma, emozione e distacco come occasione per rinascere?
La Linea Verticale è un dramedy con protagonista Valerio Mastandrea che interpreta Luigi (di lui non conosciamo nulla, solo che ha una moglie incinta. E' un cittadino qualunque, uno di noi). Racconta, in tono ironico, commovente e talvolta surreale, la vita quotidiana del reparto di urologia oncologica di un ospedale italiano attraverso il punto di vista dei pazienti. Attraverso lo sguardo del protagonista conosciamo non solo la storia di Luigi, ma anche dei suoi improbabili compagni di viaggio: un iraniano dalle convinzioni radicali, un ristoratore che sa tutto di medicina, un prete in crisi, un intellettuale taciturno, decine di anziani “cattivi perché in cattività”.
Una serie in 4 prime serate da 25' (due episodi a settimana il sabato), in onda su Rai3 (in onda dopo il programma di Massimo Gramellini), ma anticipato dal 6 gennaio i 8 puntate su Raiplay. Una coproduzione Rai Fiction - Wildside, Direzione Produzione Tv. Scritta e diretta da Mattia Torre, che si è inspirato ad una vicenda autobiografica e ne ha tratto anche un libro dal titolo omonimo (edito da Baldini e Castoldi). Luigi è Valerio Mastandrea. Ad affiancare l'attore romano ci sono Babak Karimi, Greta Scarano, Giorgio Tirabassi, Paolo Calabresi, Ninni Bruschetta, Antonio Catania, Cristina Pellegrino, Alvia Reale, Gianfelice Imparato, Federico Pacifici.
"Sebbene con Mattia ci conosciamo da 15 anni, abbiamo conosciuto le madri dei nostri figli alla stessa età, abbiamo perso nostro padre lo stesso anno, quando però lui si è ammalato ho detto questa la salterei magari. Poi è guarito e mi sono fatto qualche controllo per scrupolo. Ci tengo a dire che ho fatto un provino per questo ruolo". Mastandrea aggiunge: "Mattia ha sempre detto che sono un buon amico ma un attore con cui è difficoltoso lavorare, un rompicoglioni. Per Linea Verticale è andato tutto bene, tranne una discussione, quando ho fatto notare: sto Luigi è uno che guarda. La verità è che mi sono immerso nel personaggio, mi ha toccato delle corde: credo che ci sono tanti modi per affrontare temi di questo tipo, ma questa è una chiave diversamente autentica, mai banale con uno sguardo molto in avanti. Quasi futuribile, grazie alla qualità della scrittura di Mattia, e si ride anche, con rispetto". Torre replica: "premesso che Valerio respinge i complimenti, credo che questo film sia in gran parte merito di Valerio, nessuno poteva interpretare Luigi in quel modo. E' l'unico attore italiano in grado di passare dal comico al drammatico in un istante. Riesce sempre a dare prove immense, ma, per Linea, ha dato se stesso".
Un mondo - quello ospedaliero - di cui tutti conosciamo approssimativamente le regole ma che, esplorato in profondità, riserva straordinarie e tragicomiche sorprese.
Luigi è un quarantenne che scopre di avere un tumore al rene a causa del quale deve sottoporsi a un delicato intervento chirurgico. In ospedale incontrerà degli improbabili compagni di viaggio. E poi c'è il personale del reparto: dal prof. Zamagna, chirurgo di fama internazionale, fino ai vari addetti che convivono in questo microcosmo fuori dal mondo che ha regole e gerarchie proprie. Un luogo in cui tutti sono operativi, tutti in lotta, ognuno con i propri mezzi: i medici e gli infermieri per curare i pazienti, i pazienti per guarire e per vivere.
"Perché - aggiunge Mastandrea- la linea verticale implica di stare in piedi e in vita: verticale è la rabbia, verticale è la speranza". Perché se non ti uccide, la malattia ti mette alla prova e ti risveglia, ti consente di ripartire con altri occhi e altro cuore. Ribadisce Torre: "questo progetto nasce da un'esperienza ospedaliera autobiografica, ma più che dall'esigenza di raccontare una vicenda personale, il desiderio è stato di raccontare, nell'Italia di oggi, un reparto oncologico di un ospedale pubblico di assoluta eccellenza capitanato da un chirurgo che ribalta il cliché del primario barone arrogante e che anzi rappresenta per amore verso il proprio mestiere, l'idea di un'altra Italia possibile".
Mastandrea dopo il successo al botteghino di The place di Genovese, quest'anno lo vedremo in sala con il film Ride, che lo ha visto debuttare alla regia (nel cast Chiara Martegiani, Renato Carpentieri, Stefano Dionisi, Arturo Marchetti e Milena Vukotic), e in Euphoria con la regia di Valeria Golino. Mattia Torre è stato tra gli autori di Parla con Me, della serie Tv Buttafuori e di Boris. Autore e regista della pellicola Qui E Ora con Mastandrea. Nel 2014 di Ogni Maledetto Natale. E l'anno seguente con Corrado Guzzanti scrive Dov'è Mario.
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