C'è una frase pronunciata da Bill
Gates che fa capire la straordinaria grandezza di Federico
Faggin, il genio italiano che ha inventato il primo
microprocessore: "Senza Federico Faggin la Silicon Valley
sarebbe solo una valle". Il documentario di Marcello Foa,
"Federico Faggin. L'uomo che vide il futuro", in onda venerdì 28
marzo su Rai 3 alle 23.10, è stato presentato oggi a
Montecitorio alla presenza del presidente della Camera Lorenzo
Fontana con in collegamento Faggin dagli Stati Uniti.
Il documentario ha il merito di far conoscere Faggin come
fisico, inventore e imprenditore, ma anche come uomo, mostrando
in un racconto coinvolgente come queste due dimensioni
biografiche abbiano alla fine trovato un coerente punto di
connessione. Faggin si stabilisce in California alla fine degli
anni Sessanta, dopo aver studiato Fisica in Italia. Negli Stati
Uniti trova un terreno fertile per realizzare le sue idee: il
primo microprocessore per la Intel. Poi seguono le due
esperienze come imprenditore. Prima la Zilog, che portò alla
realizzazione di un microprocessore molto più performante degli
altri e che riuscì a conquistare il mercato mondiale. Poi la
Synaptics, che raggiunse dei risultati straordinari con
l'invenzione del sistema del touchpad e del touchscreen,
interfaccia che oggi consente a tutti di utilizzare gli
smartphone.
La sua è stata anche una vita dura: la Intel ha cercato di
negare la paternità della sua invenzione. Dopo aver vinto la
battaglia per il riconoscimento della paternità del
microprocessore, che era stata messa in discussione dalla Intel,
e per la quale riceverà da Obama nel 2010 la Medaglia Nazionale
per la Tecnologia e l'Innovazione, Faggin comincia a studiare la
coscienza attraverso il punto di vista delle neuroscienze. Il
suo nuovo obiettivo è quello di progettare un computer che abbia
coscienza. Ma presto si rende conto che la coscienza umana e il
libero arbitrio si sottraggono a qualsiasi tentativo di
conoscenza scientifica, di replicabilità e di riduzione alle
leggi della materia fisica. Una notte ha un'esperienza viva
della coscienza, la visione e la percezione di un fascio di luce
che esce dal suo petto e nel quale egli percepisce l'amore come
essenza della coscienza umana. A partire da questa visione,
negli anni che gli sono serviti per elaborarla, egli ha
formulato una teoria della coscienza fondata sulla fisica
quantistica, che è anche una teoria dell'universo: il tutto che
vuole conoscere se stesso attraverso l'esperienza e la
conoscenza di ogni singola e irripetibile coscienza.
Il documentario racconta il ricco percorso compiuto da
Federico Faggin, dall'infinitamente piccolo del microprocessore
all'infinitamente grande dell'universo, o anche dalla fisica
allo spirito: un percorso che mostra, in modo esemplare ed
emozionante, l'odissea della razionalità nella ricerca nel senso
della vita.
"Federico Faggin. L'uomo che vide il fututo" è una produzione
Zeta Group in collaborazione con Rai Documentari e Rsi
Televisione Svizzera. È scritto da Marcello Foa, Paolo Guerrieri
e Alessandro Visciano.
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