(di Marzia Apice)
VITTORIO SERMONTI, IL VIZIO DI
SCRIVERE (RIZZOLI, pp.560, 23 Euro). Leggendo alcuni stralci de
Il tempo fra cane e lupo non si ha nessun dubbio sul perché
l'autore, Vittorio Sermonti, consideri quello il suo libro più
bello e più caro fra le innumerevoli pagine scritte nel corso di
una vita dedicata alla letteratura: pagine che oggi è possibile
ripercorrere saltando di opera in opera grazie a Il vizio di
scrivere, l'ultima monumentale fatica che il celebre scrittore
ha messo in piedi per Rizzoli condensando in un unico volume le
sue parole più belle.
Se a distanza di anni (Il tempo fra cane e lupo è stato
scritto nel 1980) è ancora impossibile non farsi ammaliare da
una Praga senza tempo (eppure così radicata in quel "socialismo
dal volto umano"), le cui atmosfere l'autore ha descritto
attraverso istantanee letterarie, grazie a questa operazione
"amarcord" il lettore avrà varie occasioni lasciarsi trascinare
in quel posto magico dove la grande scrittura di Sermonti sa
condurre.
Perché tante sono le emozioni di cui si deve parlare
sfogliando questo imponente tomo, fatto sostanzialmente di
imperdibili ricordi letterari che catturano mente e cuore di chi
legge. I racconti e i libretti d'opera, la traduzione del
Tartufo di Molière e l'appassionata dissertazione su "La cosa
poesia", l'omaggio a Giacomo Leopardi e Giuseppe Verdi e la
cronologia della vita di August Strindberg, fino alle poesie e
alle imperdibili e gustosissime "storielle" tratte da La morte
non esiste: è tutto un variopinto caleidoscopio letterario che
dimostra non solo quanto il "vizio" bellissimo della scrittura
sia in Sermonti radicato e imprescindibile, ma soprattutto
quanto il suo universo immaginifico appaia multiforme e
appassionato.
In questo libro infatti non ci si annoia mai, perché mentre
cambiano i generi letterari e le tematiche, gli stili e i
contesti, ciò che non cambia è la versatilità stilistica
dell'autore, sempre maestro nell'ammaliare e nel coinvolgere il
lettore nelle sue tante attività, dal narratore al saggista, dal
traduttore al regista e attore.
A 86 anni, Sermonti offre ancora un regalo di alta cultura,
intelligenza, acume ed eloquio brillante, sempre venato da una
sottile ironia, anche quando le riflessioni sottese sono
profondissime. In questo percorso antologico a ritroso nel
tempo, non c'è spazio (o forse giusto un poco) per la malinconia
del passato: la parte del leone la fa un entusiasmo contagioso,
che si irradia da ogni pagina, e che raggiunge come un dono
inaspettato e sorprendente chi legge.
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