WALTER VELTRONI, QUANDO (Rizzoli, 320 PP, 19 EURO) Quando è un romanzo che si sviluppa nella storia recente d'Italia, ha come sfondo l'evoluzione della sinistra, analizza le differenze tra generazioni pre e post Duemila, ma è anche una storia intima, fatta di dolori, gioie e scelte difficili. Il racconto ruota attorno a Giovanni, un uomo che entra in coma a causa di un incidente il giorno della morte di Enrico Berlinguer il 13 giugno 1984 e si risveglia oltre 30 anni dopo, nel luglio 2017, in un mondo completamente cambiato, del quale deve imparare a capire tutto. "Mi viene da piangere. Se Berlinguer muore, finisce tutto", dice Ettore, il padre di Giovanni, prima che suo figlio si addormenti per così tanti anni. E' un funerale, quello del leader del Pci, che annichilisce un'intera generazione, che si riunisce nel dolore a Piazza San Giovanni a Roma, e che apre a quella trasformazione della sinistra, ancora oggi alla ricerca di una sua nuova identità. Walter Veltroni, nella sua ultima fatica letteraria (che sarà presentata all'Auditorium di Roma il 16 novembre alle 18 con Paolo Gentiloni e Sergio Castellito e nella sala Viscontea del Castello Sforzesco di Milano il 19 novembre alle 13, nell'ambito di Bookcity, con Claudio Bisio e Massimo Gramellini), attinge a gran parte del suo mondo, la politica, Roma, la sua città, la sua squadra di calcio. Il racconto salta avanti e indietro nel tempo, ripercorrendo la vita di Giovanni prima dell'incidente e dopo il risveglio. A partire dal rapporto con la fidanzata Flavia, vicina al movimento studentesco, che deve fare i conti con la disillusione di fronte ai crimini delle Brigate Rosse. Quella ragazza gli darà una figlia e la sua nascita metterà la madre e i genitori di Giovanni di fronte a decisioni difficili. Al risveglio del padre sarà lei stessa a dover fare la scelta più complicata: come comportarsi con quell'uomo che non ha mai fatto parte della sua vita e che minaccia di sconvolgere la sua esistenza e quella di chi in tutti quegli anni le ha fatto realmente da padre. Giovanni ha cinquant'anni quando si risveglia ed è come un bambino. Va aiutato in ogni suo passo. "Era l'uomo sospeso - scrive l'autore -. La sua vita col buco lo spingeva ad avere fretta, ma lo sollecitava anche ad assaporare ogni gioia. Forse, per paradosso, caduto dalla Luna, poteva essere proprio lui un prototipo dell'uomo moderno". Il primo volto che vede è quello di Giulia, la suora tormentata che l'ha accudito per buona parte della degenza. Un padre comunista, ha deciso di prendere i voti "forse perché aveva troppa libertà". E' una delle figure centrali del romanzo, insieme a Daniela, la psicologa dalla malinconia sottile con cui il protagonista stringerà un rapporto affettivo, e suo figlio Enrico, ragazzino saggio e disilluso.
E' lui a portare Giovanni dentro un mondo distante anni luce da quello in cui aveva vissuto da giovane. Per Giovanni la rete, i trasporti veloci, Airbnb, gli acquisti a portata di clic aprono a una realtà meravigliosa. "Credo che voi abbiate, a differenza di ogni altra generazione nella storia - sottolinea -, la possibilità più rara e preziosa della vita umana: scegliere. Siete liberi in ogni campo". Per Enrico, invece, le cose non sono così semplici: "Non si fa più nulla, insieme.
Ognuno pensa che ciò che dice o scrive sia decisivo ma sa, in cuor suo, che è inutile. Tutti soli, ma insieme. Siamo veloci, ma superficiali. Siamo fragili, interconnessi ma fragili". Le grandi battaglie collettive, le manifestazioni, i movimenti studenteschi appartengono a un passato romantico e lontano. "Tu invidi i nostri sogni, io invidio la vostra realtà. Chi avrà ragione?", si chiede Giovanni. "Spero tu, temo io", è la risposta di Enrico. (ANSA)
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