ALBERTA BASAGLIA E GIULIETTA RACCANELLI, 'I RINTOCCHI DELLA MARANGONA' (Baldini+Castoldi editore, pp. 208, euro 17,00).
Un romanzo con tre protagonisti in un giorno d'estate: due ragazzine adolescenti, Nina e Mirtilla, e una città, Venezia, con le sue leggende, le sue storie d'archivio, i suoi problemi di oggi, dalle masse di turisti che invadono le calli al Mose ancora lì da finire dopo tante polemiche, a quelli di 500 anni fa, come la peste o i carteggi su come operare in laguna all'insegna della "prudentia". Se il racconto si dipana nell'arco di una giornata, nel sabato dei preparativi per la Festa del Redentore per celebrare la fine della peste della seconda metà del '500, "I rintocchi della Marangona" di Alberta Basaglia e Giulietta Raccanelli (Baldini+Castoldi), a tratti ha il piglio della favola, come nell'entrata in scena con un escamotage spazio-tempo di Mirtilla, a tratti del documento, quando si tocca il punto discusso del sistema in costruzione per salvare Venezia dalle acque alte.
Il romanzo ha inizio con l'incontro su un ponte, nel sestiere di Cannaregio al rintocco di una delle campane del campanile di San Marco, la "Marangona", tra Nina e Mirtilla. Entrambe, nello stesso istante, hanno compiuto un gesto, quello di sfiorare e sbattere contro il muro una delle due maniglie a forma di ancora per poi pronte fare altrettanto con l'altra. Un gesto "segreto" veneziano, ma le due ragazzine sono nate a distanza di 442 anni una dall'altra, Nina nel 2008 e Mirtilla nel 1566. Una sta andando a comperare gli addobbi per il "Redentore", ha in mano uno smartphone, attore non protagonista ma ben presente nello sviluppo del narrare, l'altra in una saccoccia ha dei documenti da riportare a Palazzo Ducale e il problema di un amico malato. ' Mirtilla a essere proiettata nel futuro, è lei che tanto imparerà e tanto insegnerà a Nina subito amica e complice. Le due si muovono per calli e canali, fanno incontri, parlano di tutto: di medicina, di moda, di fisica, di personaggi di ieri e oggi, del "Mostro" quando si parla del Mose come se fosse un giocattolo "transformer". Mirtilla, che sembra uscire da un quadro di Tiziano, dovrà poi tornare nel suo tempo, dove la peste è appena conclusa, portando forse con sé una scatola di antibiotici ricevuta da Nina e, tra le mille cose nuove, l'immagine di quella Basilica del Redentore conclusa e che lei ricorda nei dialoghi in costruzione. Su tutto, c'è Venezia. E non sembri un caso se il libro di fantasia si chiude con una ricca citazione di fonti storiche e bibliografiche sui tanti fronti, soprattutto legati all'oggi, che attanagliano la sua vita.
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