La Banca centrale europea taglia il costo del denaro per la sesta volta da giugno scorso, quando ha avviato il ciclo di allentamento, ma ormai la meta si avvicina e i toni cambiano.
"La politica monetaria è ora sensibilmente meno restrittiva", ha detto per la prima volta la presidente della Bce Christine Lagarde, segnalando che la fase dei tagli potrebbe essere ormai alla fine. Vicini alla meta, ma non ancora arrivati, visto che la Bce sposta il target del 2% di inflazione da fine anno a inizio 2026, e riduce le stime sulla crescita che quest'anno si ferma allo 0,9%.
La situazione economica è dominata più che mai dalle incognite. Di certo c'è solo che l'economia dell'area euro "ha probabilmente visto una crescita modesta nel quarto trimestre 2024" e i primi due mesi del 2025 "hanno visto continuare la tendenza dello scorso anno", ha spiegato Lagarde, che vede un clima di "elevata incertezza" che trattiene gli investimenti. La ripresa, legata alla domanda, ci sarà "purché le tensioni commerciali non vedano un'ulteriore escalation". Una speranza vana visto che la minaccia dei dazi Usa incombe anche sull'Europa. E visto che già soltanto la minaccia mette un freno agli investimenti, lo staff Bce ha già incorporato in parte l'impatto sul Pil. Rispetto allo scorso dicembre, per quest'anno viene rivisto da 1,1% a 0,9% e il prossimo dall'1,4% all'1,2%.
"Le revisioni al ribasso per il 2025 e il 2026 riflettono la riduzione delle esportazioni e la continua debolezza degli investimenti, in parte a seguito dell'elevata incertezza sulle politiche commerciali e su quelle economiche più in generale", scrivono i tecnici di Francoforte.
Di fronte a un'economia che arranca, e con l'inflazione che prosegue la discesa come previsto, seppure con un piccolo rialzo dovuto ai prezzi dell'energia, i governatori non hanno avuto dubbi sul nuovo taglio da 25 punti base che ha portato il tasso di riferimento, quello sui depositi, al 2,50%. Una sforbiciata che alleggerisce le rate dei mutui fino a 200 euro l'anno, ad esempio, su un mutuo da 125 mila euro a 25 anni. Solo l'austriaco Holzmann si è astenuto, capofila dei falchi che si preparano a chiedere una pausa ad aprile. La presidente non è contraria a prescindere:
"Se i dati ci diranno che non è il momento di tagliare, non taglieremo i tassi e faremo una pausa", spiega.
Come è stato finora, tutto dipenderà dai dati, e il Consiglio direttivo vuole affrontare qualunque sviluppo senza avere le mani legate. Lo scenario potrebbe cambiare, e di molto, non solo per l'effetto di una guerra commerciale Ue-Usa ma anche sulla scia degli annunci degli ultimi giorni: sia il piano Ue sulla difesa che quello tedesco sulle infrastrutture mobiliteranno centinaia di miliardi di euro, "un boost all'economia europea" secondo Lagarde. Non sono ancora chiari i dettagli, come i tempi degli acquisti per il riarmo o dove verranno fatti, quindi è difficile prevedere il tipo di impatto. "Ma intorno al tavolo è stato chiaro per tutti che in ogni caso daranno un sostegno all'economia dell'Eurozona", ha detto Lagarde. Certo, potrebbero anche spingere di nuovo sull'inflazione, ma è troppo presto per dirlo.
E' troppo presto anche per capire l'impatto sul debito, anche se i movimenti dei titoli di Stato già indicano la strada: i rendimenti dei bund tedeschi sono balzati di 34 punti base in due sedute, con uno strappo che non si vedeva dai mesi successivi alla caduta del Muro di Berlino. Anche il rendimento del decennale italiano è salito ancora e ha chiuso al 3,95%, dopo aver raggiunto il 4% nel corso della giornata. Ma per la presidente della Bce, nonostante il balzo generalizzato dei rendimenti, "gli spread sono variati di poco, confermando la solidità degli emittenti sovrani".
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