(di Andrea Cittadini)
Sulla montagna di soldi trovata
sepolta sotto terra nei terreni della Franciacorta non hanno
ancora detto nulla. "Appena vedo il verbale capisco quanti sono"
dice l'avvocato Lorenzo Cinquepalmi, legale della coppia
bresciana ritenuta al vertice di un gruppo capace di generare
fatture false per oltre mezzo miliardo di euro ed evadere il
Fisco per 93 milioni di euro. La Guardia di Finanza ne ha
trovati otto nascosti in secchi, dentro a pozzetti, sotto metri
di terra del giardino di proprietà di Giuliano Rossini, 47 anni,
e della moglie Silvia Fornari, 40, coppia nella vita e nel
malaffare.
Dopo pochi giorni di latitanza all'estero - in seguito
all'ordinanza di custodia cautelare emessa una settimana fa dal
gip per loro e altre 20 persone sulle 77 indagate - hanno
deciso di costituirsi presentandosi direttamente in carcere. Lei
a Verziano, penitenziario femminile bresciano, e lui a Cremona,
molto meglio rispetto al sovraffollato Canton Mombello di
Brescia. E oggi, come già avevano anticipato al loro legale,
hanno iniziato a confessare durante l'interrogatorio di
convalida dell'arresto. "Hanno ammesso le contestazioni della
Procura, ma vista la complessità dell'indagine si sono riservati
di parlare con il pubblico ministero non appena avrà intenzione
di ascoltarli", ha confermato il loro difensore. Entrambi sono
stati sentiti dal gip in video conferenza, mentre il figlio
22enne della coppia e la zia materna - ai domiciliari da una
settimana - si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
La Guardia di Finanza, nel frattempo, sta continuando le
indagini per capire a chi effettivamente sono riconducibili gli
oltre otto milioni trovati nei terreni in Franciacorta e
nascosti in panetti di denaro contenuti in secchi tombati in
botole sotto terra. A questi si aggiungono altri 180mila euro
trovati in una legnaia. Di certo il gruppo gestito dalla coppia
bresciana ha movimentato una quantità esagerata di denaro. Basti
pensare che l'inchiesta del pm Claudia Passalacqua nasce dopo
l'accertamento di movimenti bancari per oltre 34milioni di euro
in nove mesi, su un conto corrente postale intestato a una
società bresciana, aperta il 30 luglio 2018 e dichiarata cessata
il 27 febbraio successivo. "Una cartiera che nello stesso giorno
dei pagamenti delle fatture per operazioni inesistenti, riceve
bonifici per 28 milioni di euro su conti correnti accesi presso
istituti di credito di Hong Kong", ricostruisce il gip Matteo
Grimaldi nell'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di
22 persone arrestate. Giuliano Rossini e Silvia Fornari sapevano
che era ormai una questione di tempo e che sarebbero finiti
nelle maglie della giustizia.
"Sono i veri e propri dominus dell'associazione" scrive il
gip. Il 14 luglio 2020 infatti a uno degli arrestati nell'ambito
di questa inchiesta, Marco Pesenti, la Finanza sequestra 153mila
euro che l'uomo teneva in uno scatolone in auto. "Una cospicua
somma di denaro ricevuta all'interno dell'azienda di Giuliano
Rossini" scrivono i militari nell'informativa agli atti. Il
gruppo si trovava, stampava le fatture false, apriva conti
correnti online con una connessione schermata, in quello che
viene definito "l'ufficio occulto" a Gussago, sempre in
Franciacorta. Con Rossini "si rapportano tutti i soggetti
coinvolti nel meccanismo fraudolento, dai fornitori ai clienti
finali che utilizzano le false fatture, dai gestori e
amministratori di fatto delle cartiere", mentre la moglie
avrebbe anche avuto il compito di "gestire i trasferimenti dei
bonifici ricevuti su conti esteri". E poi ci sono Emanuele
Rossini, figlio della coppia, e la zia Marta Fornari, entrambi
ai domiciliari, "spesso protagonisti - scrive il gip in
ordinanza - delle consegne del denaro ai clienti". Quel denaro
in parte finito sotto terra e recuperato dai cash dog della
Finanza, che hanno fiutato le banconote e messo con le spalle al
muro la coppia bresciana. Che ha ancora tanto da spiegare a chi
indaga.
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