"Il problema demografico in Italia
non è quantitativo ma qualitativo ed è legato al calo della
natalità in combinazione con l'aumento della speranza di vita.
In trent'anni, dal 2020 al 2050 la popolazione anziana aumenterà
di 12 punti, e passerà dal 12 al 35 per cento, mentre la
popolazione in età lavorativa diminuirà di 10 punti". Lo ha
detto il direttore generale dell'Istat in riposo Linda Laura
Sabbadini partecipando al convegno "Demografica: popolazione,
persone, natalità" organizzato dalla Adnkrornos.
Nei prossimi 30 anni la popolazione in età lavorativa
diminuirà di 9 milioni, mentre in assoluto nel 2050 la
popolazione italiana scenderà a 54,2 milioni di persone. "Negli
anni sessanta - ha ricordato Sabbadini - (in pieno baby boom)
eravamo sopra il milione di nuovi nati, oggi siamo sotto i
400.000. Un livello che l'Italia aveva nel 1.500 quando però la
popolazione compressiva era tre quarti dell'attuale".
"Il problema è grave e non si risolve con le campagne, ma
servono misure a sostegno dei giovani e che diano fiducia ai
giovani" ha detto Sabbadini
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