"L'attenzione alla demografia e alla
natalità è senz'altro commendevole e ben indirizzata, ma una
maggiore sostenibilità delle gestioni previdenziali non si
consegue solo incrementando le nascite ma anche, e forse
soprattutto, incrementando gli investimenti, e quindi la
crescita, e quindi la stabilità dei percorsi di carriera e la
possibilità concreta di realizzare le proprie aspirazioni alla
genitorialità, in un circolo virtuoso che determina anche minore
spesa per interventi assistenziali, e maggior gettito fiscale e
contributivo". Lo ha affermato il presidente della Commissione
di controllo sull'attività degli Enti Gestori di forme
obbligatorie di previdenza e assistenza sociale, Alberto Bagnai,
in occasione della presentazione dell'11° rapporto "Il Bilancio
del Sistema Previdenziale italiano. Andamenti finanziari e
demografici delle pensioni e dell'assistenza per l'anno 2022"
curato da Alberto Brambilla.
"Oltre all'inverno demografico bisogna tenere conto
dell'inverno macroeconomico causato dalle politiche di
austerità", ha spiegato Alberto Bagnai, "Ci dobbiamo cioè porre
seriamente il problema di quanto la sostenibilità della finanza
pubblica, e in particolare del sistema previdenziale pubblico,
sia stata compromessa esattamente da quegli interventi che si
proponevano di tutelarla, di quanto l'adeguatezza delle pensioni
future sia stata minata da interventi posti in essere in nome
delle generazioni future, interventi che oggi vengono
generalmente ritenuti errati".
Bagnai ha ricordato che se il Prodotto Interno Lordo italiano
fosse rimasto nella sua tendenza "come hanno fatto i Pil dei
nostri principali partner europei, nel 2022 sarebbe stato di
circa il 20% più alto, e quindi i rapporti al Pil,
proporzionalmente più bassi. Questo significa che nel 2022 il
rapporto fra spesa pensionistica e Pil, invece del 12,97%,
sarebbe stato del 10,36%, e al netto della Gestione Interventi
Assistenziali e dell'Irpef lo stesso rapporto, invece dell'8,6%,
sarebbe stato del 6,9%".
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