(di Nicolò Rubeis)
Anche se è arrivata l'iscrizione di
un solo studente, la classe del nuovo liceo del Made in Italy a
Crema (Cremona) si farà. Una decisione, quella del preside
dell'Istituto 'Munari' Pierluigi Tadi, che fa discutere e che è
già diventata un caso politico. In totale in Italia sono stati
approvati 92 licei a indirizzo Made in Italy, introdotto lo
scorso anno dal governo con l'obiettivo di "promuovere le
conoscenze e le abilità connesse all'eccellenza dei prodotti e
della tradizione italiana" ma il nuovo indirizzo è partito un
po' in sordina con appena 375 iscrizioni.
In Lombardia sono 12 le scuole che hanno dato la propria
disponibilità ad avviare il liceo del Made in Italy, tra cui
l'istituto 'Munari' che ha però registrato un solo iscritto. Ciò
nonostante il dirigente scolastico ha deciso comunque di far
partire la classe e in una lettera inviata alle famiglie ha
fatto sapere che gli studenti che hanno scelto l'indirizzo
economico sociale potranno volontariamente cambiare corso oppure
in 24 saranno estratti a sorte e saranno 'costretti' così a
seguire le lezioni del nuovo indirizzo.
Una scelta "molto grave" per la senatrice Pd Simona Malpezzi
che annuncia un'interrogazione parlamentare: "Pensano davvero di
poter imporre l'iscrizione al Liceo del Made in Italy? -
commenta - una situazione inammissibile per cui chiederemo
spiegazioni al ministro Giuseppe Valditara".
Alcuni genitori hanno già parlato di una "forzatura" con cui
"davanti a una sola iscrizione, ne saranno costrette altre 24".
Non è la prima volta che il preside Tadi finisce al centro
delle polemiche. Nel 2019 una studentessa era stata sospesa
(decisione poi annullata, ndr) per due giorni dopo che aveva
criticato sui social network il permesso negato di celebrare a
scuola la giornata contro la violenza per la mancata
presentazione di un progetto nei tempi stabiliti. Qualche anni
più tardi, Tadi era finito nel mirino dei genitori a causa di
"atteggiamenti poco comprensivi" e "discriminazioni" nei
confronti degli studenti disabili.
Accuse alle quali il dirigente scolastico aveva risposto
parlando di "accanimento e condotta persecutoria" nei suoi
confronti "con riferimento a qualsiasi decisione presa dalla
direzione del 'Munari', anche se concordata con l'Ufficio
scolastico regionale".
Secondo il consigliere regionale del Pd, Matteo Piloni,
originario di Crema, è "evidente il flop di una proposta",
quella del liceo del Made in Italy, che "non aveva sostanza ma
solo propaganda. Evidente a tutti tranne che a uno, il preside
Tadi. Ancora una volta al 'Munari' la volontà degli studenti e
delle loro famiglie viene ignorata dal dirigente scolastico".
Anche la senatrice di Avs, Aurora Floridia, fa sapere che
presenterà un'interrogazione a Valditara, mentre l'ex sindaca di
Crema, Stefania Bonaldi, attacca il preside Tasi, "purtroppo non
nuovo a forzature e scivoloni autoritari", che ha deciso di
attivare la classe "dando agli studenti e alle loro famiglie due
opzioni - conclude ironica - spontaneamente o spintaneamente".
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