Ancora una volta la scure fiscale si
abbatte sul ceto medio attraverso l'annullamento delle
detrazioni. Secondo il testo della Legge di Bilancio che inizia
il suo iter alla Camera, i lavoratori dipendenti con un reddito
superiore a 75mila euro lordi annui saranno progressivamente
penalizzati e, di fatto, finiranno ad essere esclusi dal sistema
di detrazioni. Stiamo parlando di poco più di 1 milione di
contribuenti, su un totale di 32 milioni di versanti, che
vengono totalmente ignorati dallo Stato.
Lo si legge in una nota Cida, la confederazione sindacale che
rappresenta unitariamente dirigenti, quadri e alte
professionalità del pubblico e del privato.
"Questi tagli rischiano di impattare negativamente proprio su
quelle poche famiglie e lavoratori che con i loro redditi
contribuiscono alla sostenibilità del sistema, pagando le tasse,
finanziando il welfare, sostenendo l'economia. Senza una visione
a lungo termine che tenga conto delle diverse realtà economiche
e professionali, finiremo per far passare un messaggio
depressivo: vale a dire, che in questo Paese non conviene
eccellere, non conviene impegnarsi, non conviene produrre", così
Stefano Cuzzilla, presidente Cida. "I nuovi tagli ai massimali
delle detrazioni si aggiungerebbero a quelli che già oggi
colpiscono le fasce reddituali superiori. È un refrain che si
ripete ogni volta. Capiamo che la coperta è stretta, ma non si
può attingere sempre dai soliti noti senza restituire loro né
servizi né agevolazioni".
Le conseguenze di questa tagliola sulle detrazioni si avranno
anche sul sistema di welfare e sull'attrattività del lavoro
subordinato verso tipologie ad alta
specializzazione/qualificazione, quelle che servono a gestire
transizione digitale, cambiamento organizzativo e innovazioni
varie".
"Facciamo appello a governo e Parlamento affinché la Legge di
Bilancio trovi soluzioni che garantiscano una maggiore equità e
sostenibilità, tenendo conto del valore strategico che i
dirigenti apportano al sistema Paese" conclude.
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