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Confindustria, con dazi più esposti bevande, auto e farmaci

Confindustria, con dazi più esposti bevande, auto e farmaci

Import italiano meno dipendente della media Ue da forniture Usa

ROMA, 13 febbraio 2025, 13:04

Redazione ANSA

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I settori maggiormente esposti in Italia a fronte di introduzione di dazi negli Stati Uniti di una eventuale contrazione delle esportazioni sono quelli delle bevande (egli Usa il 39% dell'export extra Ue), gli autoveicoli e gli altri mezzi di trasporto (30,7% e 34,0%, rispettivamente) e la farmaceutica (30,7%) con una percentuale molto superiore a quella media italiana della destinazione Usa per l'export extra Ue (22,2% )e soprattutto a quella Ue (19,7%). Lo si legge in una nota Csc sulla politica commerciale degli Stati Uniti.
    L'import italiano è meno dipendente della media Ue dalle forniture Usa: 9,9% rispetto a 13,8% degli acquisti extra-UE. I comparti più dipendenti sono il farmaceutico (38,6%) e le bevande (38,3%), che lo sono anche dal lato dell'export. Ciò - spiega il Centro studi Confindustria - evidenzia la profonda integrazione di queste filiere produttive e il loro elevato rischio in caso di dazi e ritorsioni".
    L'esposizione italiana agli Usa aumenta se si considerano anche le connessioni produttive indirette, cioè le vendite di semilavorati che sono incorporati in prodotti per il mercato Usa. In base a stime del Centro Studi Confindustria, è attivata direttamente e indirettamente dal mercato Usa una quota significativa delle vendite totali (estere e domestiche) del farmaceutico (17,4%) e degli altri mezzi di trasporto (16,5%).
    Seguono gli autoveicoli, i macchinari e impianti, gli altri manifatturieri, pelli e calzature. Per il totale manifatturiero, il peso degli Usa come mercato di destinazione è pari a circa il 7% delle vendite (5% da flussi diretti e il restante da connessioni indirette).
    Secondo il Csc i solidi legami produttivi tra le due sponde dell'Atlantico sulla chimica e il farmaceutico "potrebbero essere un deterrente alla rincorsa tariffaria: oltre il 70% dello stock di capitali investiti dalle imprese farmaceutiche Ue nei paesi extra-UE è diretto negli Usa; la quota è la stessa per le multinazionali farmaceutiche tedesche mentre quelle italiane sfiorano il 90%. "Altri prodotti italiani per cui è rilevante il mercato americano, secondo i criteri di esposizione e surplus, comprendono anche mezzi di trasporto, macchinari e alimentari e bevande: settori merceologici con alta propensione all'export, per i quali la domanda statunitense si è rafforzata negli ultimi anni, quindi altrettanto potenzialmente uno strumento di negoziazione per l'amministrazione Usa".
    Per il totale del manifatturiero, si legge, "il peso del mercato di destinazione Usa è stimato pari a quasi il 7% della produzione totale, di cui circa il 5% è costituito da flussi diretti e il restante da connessioni indirette. Di queste connessioni indirette, circa metà è costituita da interdipendenze domestiche tra settori italiani, poco meno di un quarto da quelle interne all'economie Usa e la parte restante da legami produttivi internazionali, soprattutto all'interno della Ue".
   

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