I settori maggiormente esposti in
Italia a fronte di introduzione di dazi negli Stati Uniti di una
eventuale contrazione delle esportazioni sono quelli delle
bevande (egli Usa il 39% dell'export extra Ue), gli autoveicoli
e gli altri mezzi di trasporto (30,7% e 34,0%, rispettivamente)
e la farmaceutica (30,7%) con una percentuale molto superiore a
quella media italiana della destinazione Usa per l'export extra
Ue (22,2% )e soprattutto a quella Ue (19,7%). Lo si legge in una
nota Csc sulla politica commerciale degli Stati Uniti.
L'import italiano è meno dipendente della media Ue dalle
forniture Usa: 9,9% rispetto a 13,8% degli acquisti extra-UE. I
comparti più dipendenti sono il farmaceutico (38,6%) e le
bevande (38,3%), che lo sono anche dal lato dell'export. Ciò -
spiega il Centro studi Confindustria - evidenzia la profonda
integrazione di queste filiere produttive e il loro elevato
rischio in caso di dazi e ritorsioni".
L'esposizione italiana agli Usa aumenta se si considerano
anche le connessioni produttive indirette, cioè le vendite di
semilavorati che sono incorporati in prodotti per il mercato
Usa. In base a stime del Centro Studi Confindustria, è attivata
direttamente e indirettamente dal mercato Usa una quota
significativa delle vendite totali (estere e domestiche) del
farmaceutico (17,4%) e degli altri mezzi di trasporto (16,5%).
Seguono gli autoveicoli, i macchinari e impianti, gli altri
manifatturieri, pelli e calzature. Per il totale manifatturiero,
il peso degli Usa come mercato di destinazione è pari a circa il
7% delle vendite (5% da flussi diretti e il restante da
connessioni indirette).
Secondo il Csc i solidi legami produttivi tra le due sponde
dell'Atlantico sulla chimica e il farmaceutico "potrebbero
essere un deterrente alla rincorsa tariffaria: oltre il 70%
dello stock di capitali investiti dalle imprese farmaceutiche Ue
nei paesi extra-UE è diretto negli Usa; la quota è la stessa per
le multinazionali farmaceutiche tedesche mentre quelle italiane
sfiorano il 90%. "Altri prodotti italiani per cui è rilevante
il mercato americano, secondo i criteri di esposizione e
surplus, comprendono anche mezzi di trasporto, macchinari e
alimentari e bevande: settori merceologici con alta propensione
all'export, per i quali la domanda statunitense si è rafforzata
negli ultimi anni, quindi altrettanto potenzialmente uno
strumento di negoziazione per l'amministrazione Usa".
Per il totale del manifatturiero, si legge, "il peso del
mercato di destinazione Usa è stimato pari a quasi il 7% della
produzione totale, di cui circa il 5% è costituito da flussi
diretti e il restante da connessioni indirette. Di queste
connessioni indirette, circa metà è costituita da
interdipendenze domestiche tra settori italiani, poco meno di un
quarto da quelle interne all'economie Usa e la parte restante
da legami produttivi internazionali, soprattutto all'interno
della Ue".
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