Per il biennio 2025-2026, secondo il
Focus Censis Confcooperative, il 19,5% delle imprese italiane
prevede di investire in beni e servizi legati all'Ia, con
percentuali più alte nel settore informatico (55%) e più basse
nella ristorazione (1,4%). Le grandi imprese mostrano una
maggiore propensione all'investimento rispetto alle pmi.
I dati, rileva Confcooperative, dimostrano impietosamente
come sia necessario investire di più e meglio in ricerca e
sviluppo. L'Italia investe l'1,33% del Pil rispetto alla media
europea del 2,33%. L'obiettivo Ue è arrivare a una media del 3%
per il 2030, soglia già superata dalla Germania che investe il
3,15%, mentre la Francia investe il 2,18%, più di noi ma lontana
dall'obiettivo fissato per il 2030.
Secondo una recente rilevazione Censis, il 20/25% dei
lavoratori utilizza strumenti Ia sul luogo di lavoro. Più nel
dettaglio il 23,3% utilizza l'Ia per la scrittura di mail, il
24,6% per messaggi, il 25% per la stesura di rapporti e il 18,5%
per la creazione di curriculum. I numeri salgono al diminuire
dell'età, come dimostra il 35,8% tra i 18-34 anni che utilizza
Ia per la stesura di rapporti contro il 23,5% tra chi ha più di
45 anni o il 28,8% dei più giovani che utilizzano per la
scrittura di mail, a fronte di un 21,9% della fascia di
popolazione che ha più di 45 anni. Non emergono, invece, vistose
differenze tra i vari livelli di istruzione.
Sul fronte occupazionale, si stima che entro il 2030 circa il
27% delle ore lavorate in Europa sarà automatizzato. I settori
più esposti sono la ristorazione (37%), il supporto d'ufficio
(36,6%) e la produzione (36%), mentre quelli meno impattati sono
la sanità e il management. L'Italia mostra un ritardo
significativo nell'adozione dell'Intelligenza Artificiale
rispetto ad altri paesi europei. Secondo il Government Ai
Readiness Index 2024, l'Italia si posiziona al 25esimo posto,
dietro a 13 paesi europei.
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