"L'entrata in vigore, seppur ancora
parziale, dei dazi statunitensi del 25% verso le importazioni di
Canada e Messico, e l'ulteriore 10% imposto ai prodotti cinesi,
suggerisce una crescente probabilità di escalation nelle
tensioni commerciali. Queste ultime si aggiungono alle
preesistenti turbolenze geopolitiche e potrebbero incidere
negativamente sulla domanda mondiale, l'inflazione e le catene
globali del valore". Lo afferma l'Istat nella nota
sull'andamento dell'economia italiana, in cui analizza il
contesto internazionale "caratterizzato da un'elevata
incertezza".
"L'inflazione non è più il problema economico principale a
livello internazionale ma continua a rappresentare un rischio
rilevante", osserva l'Istat, spiegando che "in questa fase, le
pressioni al rialzo sui prezzi sono limitate ma non trascurabili
e nuovi rischi inflazionistici, legati allo scenario economico e
geopolitico, stanno emergendo". "Sulle future scelte di politica
monetaria in Europa, analogamente a quelle negli Stati Uniti -
aggiunge -, pesa l'incertezza associata al quadro internazionale
che riduce la probabilità di ulteriori tagli nei prossimi mesi
in entrambi i lati dell'Atlantico".
Nei primi mesi del 2025 l'euro resta stabile dei confronti
del dollaro: la valuta europea, a gennaio e febbraio, si è
stabilizzata a 1,04 dollari per euro, in deprezzamento rispetto
alla media del 2024 (1,08 dollari), prosegue l'Istat, osservando
che "a partire dai primi giorni di marzo, le dichiarazioni della
nuova amministrazione Usa hanno creato tuttavia una certa
volatilità sul mercato finanziario e su quello dei cambi e
l'euro ha mostrato una nuova tendenza all'apprezzamento".
L'economia Usa "mostra un lieve ma diffuso dinamismo" e
"permane un cauto ottimismo delle imprese, anche se vi sono
timori che l'entrata in vigore dei dazi possa innescare aumenti
dei costi e ridurre i margini di profitto".
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