In alcune Regioni è ancora
frammentata la gestione dei servizi idrici, spiega l'Istat. Nel
2022 i gestori dei servizi idrici per uso civile sono 2.110, di
cui 1.738 in economia (82,4%), ovvero Comuni ed enti locali, e
372 gestori specializzati (17,6%). Questi enti hanno svolto nel
2022 almeno uno dei seguenti servizi idrici pubblici: prelievo
di acqua per uso potabile, distribuzione, fognatura, depurazione
delle acque reflue urbane. In particolare, quattro enti su 10 si
sono occupati dell'intera filiera, dal prelievo alla
depurazione. La frammentazione c'è soprattutto in Calabria,
Campania, Molise, Sicilia, Valle d'Aosta e nelle province
autonome di Bolzano e Trento. Nel triennio 2022-2024 sono però
emersi importanti segnali di integrazione gestionale, osserva
l'Istat.
Benché in numero nettamente inferiore, gli enti gestori
specializzati dominano il prelievo idropotabile. Calabria (262)
e Sicilia (248) sono i territori con il maggior numero di
operatori attivi nell'ambito del prelievo idropotabile; di
contro, sempre nel 2022, il numero minore di gestori (4) è in
Umbria e Basilicata.
Nel 2022 solo 13 Comuni, dove risiedono complessivamente
circa 58mila abitanti (lo 0,1% della popolazione totale), sono
totalmente sprovvisti del servizio pubblico di distribuzione
dell'acqua potabile. In questi Comuni, situati in Lombardia (6),
Veneto (4) e Friuli-Venezia Giulia (3), si ricorre a soluzioni
di autoapprovvigionamento, come i pozzi privati, per soddisfare
il fabbisogno idrico della popolazione.
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