"L'assessore ci dice che non ci
sono le risorse economiche necessarie per dare seguito alla
legge approvata dall'Ars, relativa all'aumento del 7 per cento
delle rette per le prestazioni erogate dalle strutture
riabilitative. Che fine hanno fatto i soldi già stanziati,
indipendentemente dall'impugnazione innanzi alla Corte
Costituzionale della stessa norma?". Adolfo Landi, presidente di
Confcooperative Sanità Sicilia, denuncia il "dietrofront"
dell'Assessorato alla Salute e lancia un grido d'allarme sul
possibile "colasso" degli enti riabilitativi socio-sanitari e
socio-assistenziali, convenzionati con il sistema sanitario
regionale, che chiedono da anni la rimodulazione rette, ferme da
oltre un decennio.
"Le rette delle nostre strutture, dopo il Piano di rientro del
deficit sanitario del 2007 e i successivi Piani di prosecuzione,
non solo non sono state più incrementate, bensì hanno subito
ulteriori tagli. - dice - Si tratta di rette che non tengono
conto né dell'incremento dei costi di gestione delle cure, né
dei maggiori oneri sostenuti a causa della pandemia, del caro
energia e dell'innalzamento del costo della vita. A questo si
aggiunge anche la disparità di trattamento operata dalla Regione
nei confronti degli attori del privato sociale. Gli associati
Aiop, ad esempio, hanno ottenuto un contributo a fondo perduto,
a parziale compensazione per i maggiori costi sostenuti in
seguito agli aumenti contrattuali. Gli altri, che, pur non
essendo associati, applicano proprio il contratto Aiop, non
hanno visto un centesimo".
Landi evidenzia come si tratta di assistenza alle persone più
fragili: "Assicuriamo servizi che il Ssr, da solo, non
riuscirebbe a garantire".
Confcooperative Sanità Sicilia ha chiesto un altro incontro con
l'assessore Faraoni: "ci aveva assicurato la convocazione entro
dodici giorni. È passato quasi un mese, ma tutto continua a
tacere".
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