L'Italia - viene ricordato
nell'occasione - emergeva dalle macerie della guerra quando i
padri costituenti, della Repubblica e di Confcooperative, figure
di straordinario spessore politico e morale, come Luigi
Corazzin, Francesco Maria Dominedò, Attilio Piccioni, Lodovico
Montini e Mario Scelba, compresero l'urgenza di ricostruire non
solo le infrastrutture materiali del Paese, ma anche il suo
tessuto sociale ed economico attraverso la rinascita del
movimento cooperativo. Altri due padri costituenti, Giuseppe
Spataro e Salvatore Aldisio, assunsero il ruolo di presidenti
dell'associazione ricostituita tra il 1945 e il 1950 (a loro si
aggiunse un terzo presidente Augusto De Gasperi, fratello di
Alcide).
"Nel panorama della ricostruzione democratica italiana del
dopoguerra - evidenzia l'associazione - pochi episodi
rappresentano con tanta eloquenza la rinascita dei valori
fondamentali della Repubblica quanto la rifondazione di
Confcooperative" che nel 1945 "segna la ripresa di un modello
economico e sociale fondato sui valori della democrazia
economica, della partecipazione e della solidarietà".
Confcooperative ricorda il riconoscimento alla cooperazione
nell'articolo 45 della Costituzione che "rappresenta una precisa
scelta dei costituenti di dare dignità costituzionale a una
forma d'impresa che si distingue per la sua funzione sociale. 80
anni al servizio del Paese. In questi 80 anni Confcooperative ha
saputo trasformare quei principi costituzionali in realtà
economica".
Oggi - viene ricordato ancora - "rappresenta il 4% del Pil,
guida lo sviluppo di un sistema d'impresa che non delocalizza".
Confcooperative ricorda l'impegno nel welfare, con le
cooperative sociali che "offrono servizi a 7 milioni di
italiani". Nel settore agroalimentare con "il 25% dell'italian
food. Sulle nostre tavole 1 prodotto su 4 made in Italy arriva
dalle cooperative". Nel credito: "Oggi ogni 100 euro di credito
concesso dalle banche, 23 arrivano dal sistema delle Bcc, Casse
Rurali e Raiffeisen". Nel lavoro, dove le coop "hanno creato
occupazione stabile, anche in periodi di crisi, e hanno
sviluppato forme di autoimprenditorialità, come i workers buy
out". Nell'abitazione, realizzando "alloggi per circa 1 milione
di famiglie", rispondendo "alla domanda abitativa più fragile".
"Le cooperative di comunità - viene ancora evidenziato -
rappresentano oggi una delle frontiere più avanzate del neo
mutualismo, contribuendo alla rigenerazione delle aree interne a
rischio spopolamento e alla riqualificazione delle zone
degradate delle città".
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