"Ci sentiamo obbligati a rivolgere al
ministro della Giustizia Marta Cartabia la richiesta di un
commissario 'terzo', lontano ed estraneo dalle amare vicende, al
di sopra delle parti in causa". Lo invoca l'Adc (Associazione
dottori commercialisti), in una nota, che si apre con queste
parole: "Apprendiamo delle dimissioni dell'(ormai ex) presidente
del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli
esperti contabili Massimo Miani le motivazioni, apprese in una
lettera inviata a Cartabia e controfirmata anche da 8
consiglieri, risiedono (a dire dei firmatari) nella necessità di
permettere ai commercialisti di andare, immediatamente, al
voto". Perché, proprio ora, si legge, "dopo aver atteso così a
lungo, provocando animosità e confusione, rassegnare le proprie
dimissioni? Proprio ora che il Consiglio di Stato legittimava il
Consiglio a condurre la professione verso le elezioni? Quella
dei commercialisti è una categoria complessa, la nostra
professione ci rende spesso bersagli da parte delle istituzioni
(che talvolta rasentano l'offesa pretendendo prestazioni
gratuite di formulazione e invio dei dati delle imprese
assistite), il nostro lavoro è fortemente inserito nel tessuto
economico e di crescita del Paese. La categoria - chiude l'Adc -
non meritava, tanto più in questo periodo, di sottostare ad
inutili perdite di tempo legate forse ad altre volontà, o a
girotondi pressochè superflui per una procedura che dovrebbe
essere snella, lineare e veloce, quale quella connessa al
rinnovo dei vertici di categoria".
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