L'amministrazione Biden continua a rafforzare il suo sostegno militare a Kiev, convinta - come raccontano alcuni alti dirigenti al New York Times - che le prossime quattro settimane saranno decisive per l'esito della guerra russa in Ucraina, con ramificazione di lunga durata che influenzeranno la definizione della mappa dell'Europa per i prossimi decenni.
Se Mosca riuscirà a spingersi nell'est e nel sud, è il ragionamento, Vladimir Putin sarà meglio posizionato in Russia per vendere la sua cosiddetta "operazione militare speciale" come un successo limitato che ha consentito di proteggere la minoranza russofona e potrebbe cercare un cessate al fuoco ma usando il Donbass come leva in qualsiasi negoziato.
Ma se Kiev riuscisse a fermare l'avanzata russa nel sudest, lo zar sarebbe di fronte ad una dura scelta: impegnare più forze da combattimento per un conflitto che potrebbe trascinarsi per anni o negoziare seriamente in colloqui di pace. La prima opzione significherebbe una piena mobilitazione nazionale e sarebbe politicamente rischiosa per il leader del Cremlino. Di qui la necessità, secondo la Casa Bianca, di far arrivare all'Ucraina il maggior numero di armi nel più breve tempo possibile. Questo spiega il giro frenetico di telefonate e incontri tra i vertici del Pentagono e gli alleati.
E la decisione del segretario alla difesa Lloyd Austin di ospitare la prossima settimana nella base aerea Usa di Ramstein in Germania un summit a sostegno della difesa dell'Ucraina.
Il vertice, al quale sono stati invitati Paesi Nato e non, si presenta come conferenza di donatori. Ma le sue ambizioni sono piu' ampie perche' vuole concentrarsi non solo sulle necessita' militari a breve termine ma su "una piu' larga visione delle esigenze difensive di Kiev, andando oltre la guerra in corso", come ha spiegato il portavoce del Pentagono.
Intanto Joe Biden tiene alta la sfida con il presidente russo: "quando sono stato eletto, Putin pensava che avrebbe distrutto facilmente la Nato e invece ha ottenuto proprio ciò che non voleva" e cioè che la Finlandia e la Svezia vogliono unirsi all'Alleanza Atlantica.
Il commander in chief ha inoltre alzato il tiro anche contro il presidente cinese: "Xi Jinping non ha un briciolo di democrazia in lui", ha accusato, convinto che "dal 2020 in poi siamo in una battaglia tra democrazie e autocrazie".
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