Nell'arco di 6 anni (dal 2007 al 2013), la spesa media degli imprenditori e dei liberi professionisti è scesa del 6,4%, pari ad una quota di 3.506 euro. E, per le stesse categorie, nel solo periodo 2012-2013 la diminuzione è stata del 2,7%. Lo si legge nel rapporto "La composizione sociale dopo la crisi. Protagonisti ed esclusi della ripresa", realizzato dal Censis e presentato questa mattina, a Roma, dal presidente Giuseppe De Rita e dal responsabile del settore Politiche sociali Francesco Maietta, nel corso di un dibattito con la partecipazione di Maurizio Sacconi (Ap), presidente della Commissione Lavoro del Senato, Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster, Marina Calderone, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei consulenti del lavoro, Giancarlo Deidda, vicepresidente della Fipe, di Cristina Freguja, direttore della Direzione centrale delle statistiche socio-economiche dell’Istat e di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti. Le elaborazioni del Censis sulla base dei dati dell'Istat, indicano, inoltre, come i lavoratori in proprio, sempre nel periodo 2007-2013, abbiano subito una riduzione della spesa media mensile pari a -11,6%, stessa percentuale degli operai ed assimilati, mentre per i dirigenti e gli impiegati la contrazione è stata del -4%, con una spesa pari a 2.599 euro. Quel che emerge, secondo il dossier, è che "chi meno spendeva più ha dovuto tagliare, con conseguente allungamento delle distanze di spesa tra gruppi sociali".
Pertanto, spiega il Censis, "si è avuta una doppia regressività nel nostro Paese: ampliamento dell’area del disagio conclamato e di quella di rischio disagio" da un lato ed allargamento "delle disuguaglianze sociali e di reddito, con un esito della crisi più penalizzante per i gruppi sociali a più basso reddito e/o con minori risorse ed opportunità".
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