Nei contesti professionali "una
leadership composta da uomini e donne è la più apprezzabile,
anche in base al riconoscimento della capacità" di rivestire
ruoli di vertice ad entrambi i generi. Questo quanto affiora
dalla ricerca, condotta con il coordinamento scientifico della
Fondazione Ossicini congiuntamente con le Commissioni Pari
opportunità dei Consigli nazionali del Notariato, forense e dei
commercialisti, che ha visto la partecipazione di 7.500
professionisti; per il Notariato sono stati coinvolti 890
pubblici ufficiali, di cui il 54,8% donne e il 44,3% uomini, i
commercialisti intervistati sono stati 1.324, il 57,2% donne e
il 41,2% uomini; infine per l'avvocatura le risposte sono
pervenute da 5.322 legali, di cui il 69,4% donne e il 28,6%
uomini. Lo studio, illustrato oggi, a Roma, nella sede della
Treccani, si è focalizzato su differenti tematiche: l'accesso
alle professioni, la segregazione professionale, la conoscenza
da parte degli iscritti della presenza e delle attività dei
Comitati o delle Commissioni Pari opportunità e la
consapevolezza riguardo all'esistenza, o meno della parità di
genere.
Fra le affermazioni degli interpellati riportate nel documento,
si legge che fra i notai "l'accesso alla professione è
paritario", per ciò che concerne l'ambito forense si sottolinea
che, "mentre nella magistratura si incontrano maggiori figure
femminili, nell'avvocatura non mancano esempi di grande valore
da parte di colleghe, ma rimane nella società un maggior peso
sulle spalle della donna che, nella libera professione, implica
uno sforzo maggiore nella quotidianità".
E, infine, nella categoria dei commercialisti si riferisce
che "non è tanto un problema di presenze, quanto un problema di
disparità di trattamento economico" a discapito delle colleghe.
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