Dopo gli interventi del
presidente Usa Donald Trump, si addensano le ipotesi su quali
potranno essere le linee di un possibile negoziato tra Mosca e
Kiev per la fine del conflitto in Ucraina. Ma intanto la Russia
continua ritenere la Santa Sede come un interlocutore nella
partita, sia per la posizione "equilibrata" sempre mantenuta dal
Vaticano, sia per quella "diplomazia umanitaria" tanto cara al
Papa e al suo inviato di pace, cardinale Matteo Zuppi.
Mosca, infatti, è aperta a continuare il "dialogo costruttivo"
con il Vaticano sull'Ucraina, ha detto Artyom Studennikov,
direttore del primo Dipartimento europeo del ministero degli
Esteri, all'agenzia Ria Novosti. Dall'inizio del conflitto, ha
sottolineato Studennikov, la Santa Sede "ha seguito
coerentemente una linea di giustizia ed equilibrio, facendo
appello a una soluzione pacifica e dichiarando la sua
disponibilità a contribuire a questo in ogni modo possibile".
Nei giorni scorsi, ad esprimere da Mosca la speranza che la
collaborazione con il Vaticano in ambito umanitario, e sempre
sulla situazione riguardante l'Ucraina, continui era stata la
portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova. "Con la
partecipazione personale attiva dell'inviato di pace papale alla
soluzione pacifica in Ucraina, il cardinale Matteo Zuppi, 16 dei
nostri militari feriti sono tornati in Russia nell'ambito di due
recenti scambi di prigionieri di guerra russo-ucraini. Ciò è
avvenuto il 30 dicembre 2024 e il 15 gennaio di quest'anno.
Speriamo di continuare questa cooperazione costruttiva e
produttiva con il Vaticano sulle questioni umanitarie", ha
affermato Zakharova il 23 gennaio in un briefing parlando anche
lei di posizione "equilibrata e misurata".
Quale ruolo diretto potrà avere il Vaticano in eventuali
negoziati, al momento è difficile vedere. Di sicuro restano
aperti i canali di dialogo avviati dal card. Zuppi, d'intesa con
la Segreteria di Stato vaticana e con il coinvolgimento delle
Nunziature a Mosca e a Kiev, per gli scambi di prigionieri e il
rimpatrio dei minori ucraini deportati in Russia dai territori
occupati. E almeno da questo punto di vista, la spesso
contestata posizione di "equivicinanza" sempre manifestata dal
Papa ha sicuramente premiato.
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