Mario Draghi, l'uomo che ha sferzato l'Europa a non dire solo "no" ma "a fare qualcosa" per diventare più competitiva, domani arriva in Senato. In un'attesissima audizione, dovrà illustrare anche ai parlamentari italiani il suo Rapporto, presentato a Bruxelles, in cui si descrivono le tre sfide che attendono il vecchio continente per rilanciarsi: innovazione, decarbonizzazione e Difesa. Un rilancio per il quale lui ha preventivato anche un investimento di 800 miliardi.
La stessa cifra che ora Ursula von der Leyen vorrebbe venisse destinata al riarmo dei singoli Stati. E questo avviene nello stesso giorno in cui la premier Giorgia Meloni è attesa nell'Aula di Palazzo Madama per rendere le sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue del 21-22 marzo.
Il Pd, in realtà, è da settembre che chiede che Draghi venga a parlare del suo Rapporto. Ma è solo per domani, 18 marzo, che si è riusciti ad organizzare la sua audizione davanti alle Commissioni Affari Europee, Bilancio e Attività Produttive di Camera e Senato che lo ascolteranno in seduta congiunta in Sala Koch. Così, l'ex premier parlerà alle 10, nel corso di una seduta che potrebbe durare fino alle 12.30. Mentre le comunicazioni di Meloni sono attese per le 14.30. E la concomitanza dei due interventi, dalle quali sembrano uscire due visioni diverse dell'Europa, potrebbe avere non pochi riflessi almeno sul piano dell'analisi politica.
L'audizione di Draghi è molto attesa soprattutto in casa della Lega. Secondo quanto si apprende, infatti, vogliono intervenire e porre domande al già Governatore di Bankitalia, il senatore Claudio Borghi e il responsabile economico del partito Alberto Bagnai, lo stesso che il 12 febbraio scorso attaccò duramente l'ex premier. Nei corridoi di Palazzo Madama ancora si ricordano gli affondi che il deputato salviniano riservò all'ex Governatore della BCE definendolo, tra l'altro, "un economista sfiduciato dal popolo italiano e dalla stessa professione scientifica". La frase in realtà, arrivata al termine di un attacco durissimo contro Draghi, suonava ancora più tranchant, con tanto di citazione di Lucio Battisti: "Ancora tu, l'incorreggibile. Ma lasciarti non è possibile. O forse è possibile?", proseguendo con: "Questo Parlamento, che comprende una maggioranza atta di uomini liberi, non vuole essere schiavo di un economista sfiduciato dal popolo italiano e dalla stessa professione scientifica". Per poi concludere criticando le mozioni presentate che, a suo dire, avevano "il vulnus" di "basarsi su indirizzi dati da chi potere d'indirizzo in realtà secondo noi non ce l'ha".
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