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Francesco, il Papa 'conciliare' e 'anti-clericale'

Francesco, il Papa 'conciliare' e 'anti-clericale'

'Chiesa sia missionaria e sinodale. Clericalismo è perversione'

ROMA, 21 aprile 2025, 14:01

Fausto Gasparroni

ANSACheck
Francesco, il Papa  'conciliare ' e  'anti-clericale ' © ANSA/EPA

Francesco, il Papa 'conciliare ' e 'anti-clericale ' © ANSA/EPA

Il Papa che fa ripartire la Chiesa dalla spinta in avanti del Concilio Vaticano II, e che ne promuove la "conversione pastorale" e "missionaria", oltre che, in questi ultimi anni, nel segno della "sinodalità". Se un nucleo centrale si può rintracciare negli anni di pontificato di Francesco - il Papa venuto da lontano, come ha detto lui stesso "dalla fine del mondo" -, è in queste pulsioni innovative, che però trovano salda radice proprio nello spirito "conciliare", nondimeno ancora non ben digerito, anzi contrastato, da larghe fasce conservatrici dell'arcipelago ecclesiale.


    Uno spirito, tra l'altro, che nell'ottica di Francesco, si rifà alla "radicalità evangelica" e all'anima della "Chiesa degli inizi", in tutti i suoi risvolti: dall'amore per il prossimo alla sobrietà e allo spogliarsi di ogni orpello mondano e simbolo di potere, dall'"opzione preferenziale per i poveri" alla missione "evangelizzatrice" cui è chiamato ogni battezzato, in quel "sinodale" camminare insieme in cui non ci sono più rigide distinzioni tra chierici e laici. Fino all'atteggiamento della "misericordia", che per Francesco costituisce il marchio di fabbrica del cristianesimo, cui ha dedicato un Giubileo straordinario e che nel suo pontificato è diventato persino "una forma dell'agire politico e diplomatico", come ricordava padre Antonio Spadaro in un saggio su Civiltà Cattolica nel febbraio 2016.


    "L'attuazione del Vaticano II è la carne e le ossa di questo pontificato", ha scritto eloquentemente sulla testata 'The Catholic Leader' il cardinale canadese Michael Czerny, gesuita come Bergoglio e suo stretto collaboratore in quanto prefetto del Dicastero per lo Sviluppo umano integrale. "Dalla caratterizzazione conciliare dei fedeli come 'popolo di Dio', il Papa estrapola che 'ciascuno di noi è battezzato non solo per seguire Cristo, ma per essere discepolo missionario'". "Non credo che, prima, il signore e la signora 'Cattolici', giovani o meno giovani, si fossero visti con questa essenza e vocazione che ora Papa Francesco sta spacchettando e liberando", ha aggiunto Czerny.


    "Sento che il Signore vuole che il Concilio si faccia strada nella Chiesa. Gli storici dicono che perché un Concilio sia applicato ci vogliono 100 anni. Siamo a metà strada", ha ripetuto più volte papa Bergoglio. E tra i ricorrenti rimproveri alla Chiesa italiana, ad esempio, forse il più gelido e tagliente è stato quello contenuto nell'intervista al Corriere della Sera del 3 maggio 2022, quando sottolineava che l'attuazione degli orientamenti dati dal Concilio Vaticano II è stata "forse più difficile" in Italia che in America Latina o in Africa: "Spesso ho trovato una mentalità preconciliare che si travestiva da conciliare".
    Alla conversione pastorale e missionaria da lui promossa, a partire dalla sua esortazione Evangelii gaudium - e prima ancora rifacendosi alla Evangelii nuntiandi di Paolo VI -, Francesco ha dato organicità e compimento nella costituzione apostolica Praedicate evangelium, promulgata nel marzo 2022 dopo nove anni di lavori, per riformare la Curia romana. Curia che smette di essere centro di potere, ponendosi al servizio della Chiese locali, della "Chiesa in uscita" e "ospedale da campo" per le ferite dell'umanità, tanto amata da Bergoglio. In cui ai vertici dei Dicasteri, come è già accaduto, possono andare anche laici e donne, perché la "potestà" non è più legata al ministero ordinato, ma alla "competenza" nei rispettivi compiti. E in cui il primo Dicastero non è più, com'era prima, quello per la Dottrina della fede (cioè per la conservazione dell'ortodossia), ma quello per l'Evangelizzazione, cioè appunto per la missionarietà della Chiesa.


    "Ma senza proselitismi, il proselitismo non è cristiano", ha ripetuto ad ogni passo Francesco, che al terzo posto ha poi messo il Dicastero per la Carità, l'ex Elemosineria apostolica, con cui soccorrere ogni situazione di povertà e disagio vicina e lontana, in tutte quelle "periferie", non solo "geografiche" ma anche "esistenziali", di cui ha parlato fin dalle Congregazioni generali pre-Conclave. Con un accento particolare: quel "non abbiate paura della tenerezza", che scandì fin dalla sua messa d'insediamento, il 19 marzo del 2013.
    Infine, oltre alla svolta "sinodale" della Chiesa, attraverso le due Assemblee generali dei Vescovi nell'ottobre 2023 e nell'ottobre del 2024 - di cui ha fatto sue le conclusioni senza promulgare un'esortazione apostolica -, l'altro tratto caratterizzante che si è manifesta di papa Bergoglio, quasi paradossale per un capo della Chiesa universale, è il suo anti-clericalismo, essendo per lui il "clericalismo" una "perversione del sacerdozio" e "la rigidità una delle manifestazioni". "Il clericalismo condanna, separa, frusta, disprezza il popolo di Dio", diceva Francesco il 5 settembre del 2019 in dialogo con i gesuiti di Mozambico e Madagascar.


    Ed è da lì, da questa chiusura e "auto-referenzialità" che fanno "ammalare la Chiesa", la fanno sentire superiore e immune ad ogni giudizio, che per il Pontefice argentino ha origine qualsiasi sorta di abuso: da quelli di potere ai finanziari, fino all'immonda piaga degli abusi sessuali sui minori.

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