Celebrazioni sobrie, molto sobrie, talmente sobrie da sparire. Da Domodossola al Bresciano, fino alla provincia di Roma ci sono dei Comuni che per il 25 aprile hanno preso fin troppo alla lettera il suggerimento dal governo di moderare, nel rispetto del lutto nazionale per la morte di Papa Francesco, le manifestazioni per la Liberazione. Decidendo di depennare. Un corteo qui, un evento là, un comizio che salta, una banda che deve riporre gli strumenti nelle custodie, persino il veto indiretto di cantare - a voce - 'Bella Ciao'.
All'Anpi, nemmeno a dirlo, sono furiosi. Del resto non c'è 25 aprile, da qualche anno in qua, che non porti con sé una polemica. Stavolta sono finiti in mezzo il Santo Padre e l'aggettivo della settimana, quel 'sobrio' riferito all'atteggiamento da tenere domani pronunciato dal ministro Nello Musumeci. Sorpassato in compostezza, per così dire, dai Comuni stessi.
A Romano di Lombardia, provincia di Bergamo, il presidente del Consiglio comunale leghista ha detto no a "brani musicali, inni e canti" a eccezione del Silenzio e dell'Attenti, escludendo quindi di fatto la canzone partigiana. "Non si potrà impedire ai cittadini di cantarla" la replica battagliera dell'Anpi. Che in Toscana non ha invitato alle celebrazioni locali i sindaci di Grosseto e Orbetello perché in altre occasioni avevano celebrato Almirante, Balbo e Ramelli.
"Festeggerò il 25 aprile senza di loro - la replica del sindaco di Grosseto - sopravviverò anche a questo", mentre a Orbetello il Comune ha negato il suolo pubblico all'Anpi, che a sua volta parla di "rappresaglia".
Il clima, insomma, non è proprio quello di unità nazionale. A Cinisello Balsamo il sindaco leghista, denuncia la Cgil, ha sospeso il comizio dell'Anpi. A Domodossola (città di tradizione partigiana) tra le proteste di Pd e centrosinistra, il Comune ha vietato il corteo e la sfilata "nel rispetto del lutto nazionale per la scomparsa del Sacro Padre e considerato anche il richiamo alla sobrietà", appunto.
Più sobri ancora due deliziosi borghi della Valcamonica, Ono San Pietro e Cividate Camuno (dove il sindaco è il coordinatore locale di FdI), che hanno annullato del tutto le celebrazioni. Più tardi arriverà una precisazione: si festeggia, ma insieme ad altri Comuni; a essere annullata era l'intitolazione di una piazza agli Alpini.
Stop alle feste anche nel padovano, a Ponte San Nicolò, dove però amministra il centrosinistra. S'è appellato alla sobrietà il sindaco di Genazzano, in provincia di Roma: sì alle corone al monumento ai Caduti, no al tradizionale corteo, "come mai in 80 anni" protesta il Pd locale.
Interviene, nella doppia veste di consigliera regionale e coordinatrice della segreteria Schlein, anche Marta Bonafoni: "Strumentalizzazione, decisione inaccettabile". "Non sono fascista" e tranne il corteo tutti gli eventi sono confermati", ha replicato il sindaco, gridando alla strumentalizzazione a sua volta. Ma la sinistra cittadina promette: "Il corteo si farà lo stesso". Scintille in vista.
E c'è infine il 'caso' degli Archivi di Stato, ingenerato da una mail inviata dal dg Antonio Tarasco che chiedeva di rinviare gli eventi in segno di lutto: un equivoco, spiegherà più tardi, superato da una seconda missiva: "In occasione del 25 aprile - affermerà il dirigente - gli Archivi di Stato di tutta Italia aderiscono con numerose iniziative e aperture straordinarie, c'è un carnet ricco di eventi". Quello che viene evitato sono "le inaugurazioni in pompa magna, inopportune, ma non c'è nessuna chiusura, solo si evitano le cerimonie pubbliche".
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