Fare in modo che, su un campo di
calcio, non si ripetano le scene - ovvero tre violente risse nel
giro di qualche secondo e i sonori fischi ai rispettivi inni -
viste nella sfida del 4 Nations di hockey ghiaccio tra Usa e
Canada dopo le parole del Presidente americano Donald Trump che
vorrebbe fare della nazione vicina il 51/o stato degli Usa.
Ad auspicarlo, stigmatizzando le parole del neoeletto
presidente, è il ct del Canada, il 51enne statunitense (è nato
nel Wisconsin) Jesse Marsch, alla guida della nazionale della
foglia d'acero da maggio 2024 e in precedenza allenatore di
Salisburgo, Lipsia e Leeds.
L'occasione è stata la presentazione della 'Final Four' della
Nations League della zona Concacaf che si giocherà al SoFi
Stadium di Inglewood, in California, e il discorso è scivolato
ben presto sul versante politico perché se il prossimo 21 marzo
i canadesi batteranno il Messico e gli americani faranno
altrettanto con Panama, la finale sarà fra le rappresentative
nordamericane, quindi di due paesi fra i quali, per via di certe
frasi, ultimamente non corre buon sangue.
"Se c'è una cosa che voglio dire al mio Presidente - le parole
di Marsch, riferite da Cnn e Bbc - è che deve smetterla con la
storia ridicola del Canada cinquantunesimo stato americano. Come
statunitense, mi vergogno per l'arroganza e la mancanza di
rispetto dimostrata nei riguardi di un nostro storico e fedele
vicino e alleato".
"Il Canada è una nazione forte e indipendente, profondamente
dignitosa, ed è un luogo che valorizza l'etica e il rispetto, a
differenza del clima estremizzato, irrispettoso e spesso pieno
di odio che c'è ora negli Stati Uniti. Quando penso da qui a
quasi un mese - ha aggiunto Marsch in riferimento alla final
four -, so che tutto ciò alimenterà la mia squadra, la mentalità
e la volontà di gente che gioca per il Paese, e il desiderio di
vincere questo torneo in ogni modo e di mostrare dentro e fuori
dal campo esattamente quale sia il carattere canadese. In questo
momento non potrei essere più orgoglioso di essere l'allenatore
della nazionale del Canada. Ho trovato un posto che incarna gli
ideali e la morale, non solo di cosa è il calcio ma di cosa è la
vita: integrità, rispetto e convinzione che le brave persone
possano fare grandi cose insieme. Tutti abbiamo diritto di
parlare, è uno dei diritti fondamentali dell'essere americani
ma, francamente, le parole di Trump sono state un insulto. Se
ora il presidente mi risponderà? Non conosco personalmente
Trump, lo seguo da lontano, ma volevo che fosse molto chiaro
cosa penso io di questa idea del 51/o stato americano".
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