Una decisione "devastante", ma
inevitabile. Così alcune persone vicine al principe ribelle
Harry, secondogenito di re Carlo III, hanno spiegato oggi il
clamoroso annuncio delle dimissioni del duca di Sussex dal ruolo
di patrono di Sentebale: una charity con sede nel Regno Unito
che lo stesso Harry co-fondò nel 2006 in memoria dell'impegno
umanitario di sua madre, la defunta principessa Diana, per
contribuire alla lotta contro l'aids in Africa meridionale.
Harry si è dimesso assieme al co-patrono
dell'organizzazione, il principe ereditario del Lesotho, Seeiso,
sullo sfondo di una bufera legale innescatasi fra la presidente
di Sentebale, Sophie Chandauka, e il consiglio di
amministrazione: scontro ormai "irreparabile", secondo il
giudizio dei due principi, che avevano alla fine preso le parti
del cda chiedendo invano alla presidente di fare un passo
indietro. E che ora si riservano di costituirsi contro Chandauka
di fronte alla UK Charity Commission: organismo di sorveglianza
sulla condotta e la gestione delle ong britanniche, a cui la
stessa presidente si è infine rivolta per contestare in sede
legale e disciplinare il tentativo del board di rimuoverla.
Durissima la replica dell'interessata - ex manager di
Morgan Stanley e Meta, e già persona di fiducia del
secondogenito di re Carlo fin da prima del suo traumatico
strappo dalla Royal Family e del trasferimento nel 2020 in
America con la consorte Meghan - la quale sostiene di essere
bersaglio di una sorta di persecuzione da parte della
maggioranza del cda solo per aver cercato di rimettere ordine
"nella cattiva gestione" della charity e di affrontare presunti
problemi interni di "abuso di potere, bullismo e misoginia". Non
senza rivolgere un apparente frecciata polemica proprio a Harry,
quando scrive di essere "una donna presa di mira da persone che
si sentono al di sopra della legge e fanno le vittime" salvo
"usare quei medesimi giornali che disprezzano per colpire chi ha
il coraggio di sfidarne la condotta".
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