E' salito a 14 il numero dei
Paesi dell'Ue che ha chiesto l'attivazione della clausola di
salvaguardia nell'ambito del Patto di stabilità, per consentire
gli investimenti pubblici nella difesa. Questo pomeriggio, da
quanto emerge, si è aggiunta anche la domanda della Bulgaria. A
mezzogiorno la Commissione aveva annunciato di aver ricevuto le
domande da Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania,
Grecia, Ungheria, Lettonia, Polonia, Portogallo, Slovacchia,
Slovenia e Lituania. Più della metà degli Stati membri ha fatto
richiesta, aveva sottolineato nel corso dell'incontro quotidiano
con la stampa la portavoce della Commissione Paula Pinho
parlando quindi di "un successo". Il 30 aprile, data indicata
come termine per avere le richieste in modo concordato (scadenza
ancora indicativa), il Consiglio Ue aveva segnalato che nel
complesso l'interesse ad attivare la clausola riguarda sedici
Paesi.
Quanto alle condizioni per poter attivare la clausola, il
portavoce dell'esecutivo Balazs Ujvari ha ricordato servire
"circostanze eccezionali", con "impatto sulle finanze pubbliche"
dello Stato che attiva la clausola, senza però compromettere la
stabilità di bilancio. La Commissione aveva stimato dall'effetto
progressivo della clausola 650 miliardi in più di investimenti.
L'intera proiezione dell'1,5% del Pil già dal primo anno
investito tra tutti i 27 dell'Ue corrisponderebbe a un teorico
esborso in difesa di 1.200 miliardi, mentre una crescita
progressiva della spesa equivarrebbe ai 650 miliardi di
investimenti ulteriori stimati da Bruxelles con il
Rearm-Prontezza 2030.
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