E' scattata in seguito ad una segnalazione della Soprintendenza
delle Belle arti l'indagine dei carabinieri del Comando tutela
patrimonio culturale che ha portato al recupero del capolavoro
dell'ebanista Pietro Piffetti. Una scrivania a doppi corpo, con
pregiati intarsi di avorio e madre perla, che dopo essere
sopravvissuta ai bombardamenti della Seconda guerra mondiale su
Torino era stata venduta - senza autorizzazione - ad un privato.
Rimasta in Piemonte sino al 1956, l'opera ha lasciato poi
l'Italia nel 1976 e negli anni Novanta è stata esposta al
Metropolitan Museum di New York, dove è stata restaurata. Il
mobile era stato realizzato tra il 1767 e il 1768 per gli
appartamenti ducali, a Torino, di Palazzo Chiablese. Non un
arredo autonomo, ma una integrazione dell'apparato decorativo
delle sale. "Il particolare ha confermato l'imprescindibile
legame del bene all'immobile demaniale e, quindi, l'appartenenza
della scrivania allo Stato Italiano", spiega il tenente
colonnello Silvio Mele, comandante del Nucleo carabinieri Tutela
Patrimonio Culturale di Torino. "Vedere il mobile risalire lo
scalone di Palazzo Chiablese - commenta la soprintendente Luisa
Papotti - e tornare a casa, è stata una grande emozione".
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