La fuga dei giovani laureati e
dottorati all'estero rappresenta un "drenaggio della futura
classe dirigente, disastroso e non compensato". A dirlo è stato
il premio Nobel Giorgio Parisi, a margine del "Vitality winter
day", evento che si è tenuto all'Università degli Studi di
Perugia. Secondo il fisico "l'enorme problema di prospettiva per
gli Atenei è che formano molti più ricercatori di quanti il
sistema Paese sia in grado di assorbire".
"Siamo un Paese che ogni anno vede un'emigrazione di circa
centomila persone verso l'estero - ha detto ancora Parisi -, un
numero uguale alle centomila persone che arrivano in Italia e di
cui si parla tantissimo in politica. Ma mentre i centomila
immigrati sono al centro del dibattito pubblico, io non ricordo
di avere mai sentito un leader politico parlare dell'emigrazione
dall'Italia".
Secondo Parisi, per invertire la tendenza legata alla fuga
dei laureati è necessario "potenziare la capacità delle
università italiane di assorbire i ricercatori, ma questo
richiede fondi e una programmazione certa a lungo termine". "In
Italia manca la programmazione in ogni settore, manca un piano
industriale e manca un impegno chiaro del governo su quali
industrie sostenere e sviluppare", ha aggiunto il Nobel.
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