Il Comune di Perugia, a guida
centrosinistra, "nell'ambito del perseguimento dei fondamentali
principi costituzionali" non concederà le proprie sale "per
iniziative finalizzate alla discriminazione o alla violenza per
motivi razziali, etnici, nazionali e religiosi o che abbiano tra
i loro fini l'apologia del fascismo o del nazismo o
dell'antisemitismo". Lo prevede il regolamento approvato con 18
voti favorevoli e 10 contrari.
Come spiegato dall'assessora al bilancio Alessandra Sartore,
si tratta di uno strumento "volto a garantire una maggiore
trasparenza e uniformità nell'azione amministrativa dell'ente".
Il regolamento - si legge in una nota del Comune - chiarisce
le regole per l'accesso alle sale e le "dichiarazioni che deve
rendere il richiedente in ordine al rispetto delle regole
democratiche e di non discriminazione" oltre a una serie di
altre condizioni. Il comma tre dell'articolo due prevede i casi
di non concessione. L'articolo sei (Richiesta dei locali), al
comma 3 lettera g, precisa inoltre che la domanda deve tra
l'altro contenere la dichiarazione del richiedente di
"riconoscersi nei principi costituzionali democratici; non
professare e non fare propaganda di ideologie neofasciste,
neonaziste, razziste, in contrasto con la Costituzione e la
normativa nazionale di attuazione della stessa, finalizzate alla
ricostruzione del partito fascista; non perseguire finalità
antidemocratiche, esaltando, minacciando o usando la violenza
quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione
delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la
democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza;
garantire il rispetto della legge 20 giugno 1952, n. 645 (c.d.
legge Scelba) e dalla legge 25 giugno 1993 n. 205, (c.d. legge
Mancino)".
I capigruppo della maggioranza hanno quindi sottolineato che
"nessuna norma liberticida è stata approvata". "Al contrario -
hanno sostenuto -, il nuovo regolamento sulla concessione delle
sale comunali, riafferma e attualizza ciò che la nostra carta
costituzione prevede, ovvero, che non ci può essere spazio per
chi fa apologia del fascismo, del nazismo e dell'antisemitismo".
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