"La questione dei dazi potrebbe
scatenare una tempesta su quello che è già un momento non facile
per il vino italiano", a dirlo all'ANSA è Marco Caprai,
produttore umbro noto in tutto il mondo ed espositore al
Vinitaly.
Nonostante un 2024 chiuso con risultati da record, Caprai
guarda con preoccupazione al futuro della produzione italiana:
"Abbiamo avuto numeri mai visti, ma - spiega - si intravedono
dubbi all'orizzonte. Serve una risposta politica forte: dobbiamo
trattare, parlare con l'amministrazione americana. I nostri
rappresentanti hanno l'obbligo di agire".
L'impatto dei dazi, sottolinea, non si limita a un semplice
rincaro: "Un aumento del 20% all'origine, negli Stati Uniti -
sottolinea l'imprenditore - si moltiplica per tre passaggi di
licenza commerciale. Un solo euro in più si trasforma in sette
dollari al consumatore finale".
Quanto all'ipotesi di diversificare i mercati, Caprai è
netto: "Non esiste alcun nuovo mercato in grado di compensare
una diminuzione dell'export verso gli Usa, che valgono un quarto
del totale. Possiamo crescere un po' in Sud America, in Canada,
in Asia, ma il divario resta enorme".
E sul presente del Vinitaly, il clima resta positivo:
"Nonostante tutto, c'è entusiasmo. I buyer arrivano anche da
paesi piccoli ma interessanti, e oggi, con i ristoratori
protagonisti, si respira voglia di fare. Il vino italiano farà
la sua parte anche quest'anno", conclude l'imprenditore.
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