Sono già oltre 200 le arnie
installate in cave e miniere nell'ambito del progetto regionale
"Proud to Bee quarry". Unico nel suo genere, nato con
l'obiettivo di favorire l'incremento della biodiversità, il
progetto è stato presentato oggi nel salone d'Onore di palazzo
Donini, a Perugia. A raccontare i dettagli e gli sviluppi del
progetto, destinato a diventare "una rete di biomonitoraggio",
sono stati l'assessore all'Ambiente Thomas De Luca e l'ingegnere
capo della polizia mineraria regionale Simone Padella.
"L'iniziativa nasce dalla professionalità dei nostri servizi,
è un progetto del quale come Regione dobbiamo essere
orgogliosi". Lo ha evidenziato l'assessore De Luca, spiegando
che Proud to Bee quarry "si inserisce nel paradigma della nostra
linea di governo, perché non possiamo più limitarci a smettere
di inquinare e degradare l'ambiente, ma dobbiamo sostenere una
nuova idea, la rigenerazione dei territori e delle nostre
matrici ambientali". Con questo progetto l'Umbria diventa
modello per l'Italia. "Lo lanciamo pubblicamente anche sullo
scenario nazionale ponendo l'Umbria come avanguardia".
Partendo dalla lettura dei risultati di alcuni studi e
analisi, è stata sviluppata una integrazione dei progetti di
riambientamento delle cave "che ora prevedono interventi di
rinverdimento con essenze mellifere e pollinifere per dare cibo
alle api", oltre che l'installazione di arnie.
Al momento il progetto interessa più di trenta aree
estrattive sulle 67 totali. "Abbiamo già raggiunto l'obiettivo
di arnie fissato per il 2026", ha detto l'ingegner Padella,
sottolineando che le arnie installate sono 223 (nel 50% delle
cave attive), quasi raddoppiate rispetto alle 120 presenti a
giugno 2024. "Siamo già pronti alla sfida del secondo obiettivo,
usare la rete anche in maniera diversa, per il biomonitoraggio
dei microinquinanti". La seconda fase del progetto prevede
infatti l'analisi di miele ed api per "vedere il tenore dei
metalli pesanti che danno indicazioni sulla salute del
territorio umbro".
L'assessore De Luca ha rimarcato che "all'interno del
territorio avremo dunque non solo una produzione di miele ma
anche un bioindicatore della qualità ambientale".
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