Con un ringraziamento alla
direttrice artistica del Festival Monique Veaute, "che in questi
anni ha puntato fortemente sull'innovazione e sulla qualità
delle proposte culturali consolidando così sempre di più
l'importanza del Festival a livello nazionale e internazionale",
il vicepresidente della Regione Umbria con delega al Turismo,
Tommaso Bori, ha aperto il suo intervento alla presentazione
della 68/ma edizione del Festival dei due Mondi, che si è tenuta
a Roma, alla presenza del ministro della Cultura, Alessandro
Giuli, del presidente della Fondazione Festival dei Due Mondi,
Andrea Sisti, della stessa Veaute.
"Uno dei grandi meriti della direttrice Veaute - ha detto
Bori, secondo quanto riporta la Regione in un comunicato - è
quello di aver ridato un ruolo da protagonista alla musica. Un
forte segnale di continuità questo, con l'idea che ha ispirato
il fondatore Gian Carlo Menotti. In questi ultimi 5 anni oltre
all'internazionalizzazione, è stato dato impulso alla creatività
degli enti culturali di eccellenza del territorio, cito tra
questi Umbria Jazz e il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto,
favorendone così la valorizzazione. Il Festival dei Due Mondi è
ora uno degli appuntamenti più prestigiosi della cultura
italiana nel mondo, grazie anche al sostegno fondamentale del
Ministero della Cultura cui si aggiungono gli impegni della
Regione e del Comune, degli altri soci e degli sponsor. Se la
sua vocazione è stata ed è internazionale, non si deve
dimenticare però, l'impatto che ha avuto e ha sull'evoluzione
del mondo dello spettacolo, della musica e della cultura in
generale dell'Umbria, nonché sull'attrazione di visitatori che
arrivano sempre più numerosi. Intorno a quest'idea, è necessario
sviluppare ancora di più di quanto sia stato fatto, gli
strumenti della collaborazione tra festival e altre importanti
realtà culturali e artistiche dell'Umbria, che la Regione
riconosce quali elementi fondamentali dell'offerta culturale e
della qualità della vita sociale del nostro territorio.
L'intenzione della Fondazione e dei suoi soci è quella di far
vivere il Festival a Spoleto tutto l'anno, attraverso una sede
museale che tenga viva la memoria degli eventi straordinari che
dal 1958 animano le estati spoletine e che possa essere il luogo
di ricerca e attrazione per artisti, studiosi e semplici curiosi
amanti dell'arte e dello spettacolo. A tale intento, anche la
Regione sta dando il suo contributo, attraverso il progetto Pnrr
digitalizzazione che porterà alla messa a disposizione sulla
Digital Library nazionale di tutti i libretti di sala dal 1958
al 2022 e di tutte le locandine degli spettacoli dal 1958 al
2007, per un totale di circa 25mila risorse digitali che
potranno essere fruite da chiunque.
Ma se questo è il futuro, vorrei anche ricordare l'importanza
che ha avuto il Festival di Spoleto come ponte culturale. Si
racconta che, negli anni '50 e '60, - ha detto Bori - l'arte e
la cultura fossero un veicolo raffinato di soft power.
L'aneddoto che vuole il Festival dei Due Mondi di Spoleto,
fondato dal talentuoso e cosmopolita Gian Carlo Menotti, con una
forte impronta americana e un'attenzione speciale alla cultura
occidentale, sembrasse perfettamente in linea con gli obiettivi
di chi, a Washington, cercava di rafforzare i legami con
l'Europa. Documenti recentemente desecretati ci raccontano che
le famiglie Ford e Rochfeller, che finanziavano il festival,
sostenevano iniziative culturali strategiche. Lasciando questa
aneddotica al passato, il Festival dei Due Mondi negli anni ha
dimostrato una verità più profonda: la cultura può essere uno
strumento di dialogo, un ponte tra visioni del mondo diverse,
capace di resistere anche nei momenti di tensione. Perché, al di
là della geopolitica, l'arte è una lingua universale, che unisce
piuttosto che dividere. E in ogni epoca, anche la più complessa,
resta un rifugio e un'opportunità per immaginare insieme il
futuro".
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