"L'episodio accaduto a Trevi nei
giorni scorsi, che ha visto la consigliera comunale Dalila
Stemperini impossibilitata a partecipare da remoto a una seduta
del Consiglio comunale, è un campanello d'allarme che non
possiamo permetterci di ignorare": ad affermarlo è l'assessora
regionale con delega alle Politiche di parità di genere e
antidiscriminazione, Simona Meloni. "Una donna, una consigliera
eletta, una giovane madre, che chiede di poter svolgere il
proprio ruolo istituzionale online tramite strumenti già
adottati in passato e che si vede negata questa possibilità
subisce una lesione non solo personale, ma democratica",
aggiunge.
Per Simona Meloni "non è accettabile che nel 2025 si debba
ancora scegliere tra maternità e impegno politico". "Questo - ha
aggiunto - è il nodo centrale: non può esserci piena
cittadinanza se non garantiamo alle donne le condizioni per
partecipare davvero alla vita pubblica. In questi anni abbiamo
imparato quanto gli strumenti digitali possano essere preziosi
per estendere i diritti e abbattere barriere. Il ricorso alla
partecipazione da remoto, in casi motivati e temporanei, non
indebolisce le istituzioni: le rafforza, perché le rende più
accessibili, più giuste, più vicine alla realtà delle persone.
Come Assessora regionale alle pari opportunità sento il dovere
di intervenire: questo non è un caso locale, è una questione che
riguarda il funzionamento stesso della nostra democrazia. Alle
donne che scelgono di impegnarsi nelle Istituzioni va garantita
non solo tutela, ma anche rispetto e strumenti concreti per
esercitare il proprio ruolo. Sono e sarò al fianco di Dalila,
perché il suo gesto, nonostante tutto, è un atto di forza, e ci
richiama tutte e tutti alla responsabilità: una politica giusta
è una politica che include".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA