Riorganizzare la governance
prevedendo anche una fiscalità differenziata, come
l'introduzione dell'Iva al 10% per la manutenzione e la
salvaguardia idrogeologica; poi un'estensione fino al 2033 del
Fondo nazionale integrativo per i comuni montani (Fosmit),
favorendo l'impegno di Cassa depositi e prestiti e delle aziende
pubbliche "per creare valore sociale e non solo finanziario":
sono alcune delle proposte messe a punto da Uncem, l'Unione
delle comunità montane, per migliorare alla Camera il ddl sulla
montagna già approvato dal Senato. Il quadro è declinato in 10
capitoli "per avere testi di legge efficaci, concreti e
strategici, senza logiche di parte o ideologie". La
riorganizzazione della governance, si sottolinea, deve sostenere
i comuni della montagna per favorire la perequazione fiscale,
usando bene le risorse disponibili (tra cui fondo montagna,
fondi della coesione e tutti i sostegni Ue, fondo
associazionismo delle funzioni, sovracanoni idroelettrici, fondo
comuni marginali). Il capitolo sulla fiscalità differenziata
fissa la necessità di "prevedere un pagamento dell'uso delle
reti immateriali da parte dei giganti del web, trovando in
questo modo risorse per investimenti nelle aree deboli" e spinge
sulla necessità di cercare nuovi strumenti per i comuni,
prendendo spunto dal fatto che "la fiscalità locale degli Enti è
di fatto ancora tutta derivata, avendo solo a disposizione le
entrate dell'Imu sulle seconde case e questa solo in parte".
L'Uncem chiede poi di introdurre il regime Iva agevolata del 10%
per le opere connesse alla manutenzione e alla salvaguardia
idrogeologica del territorio montano, di cui alla Legge 991/52
per le tipologie di opere di manutenzione e presidio del
territorio. Sempre sul tema delle risorse l'Unione delle
comunità montane suggerisce l'aumento fino a 500 milioni annui,
composti dai 200 milioni del Fosmit ripartiti annualmente alle
Regioni per interventi di competenza delle Regioni e degli Enti
locali, 200 milioni di fondi regionali stanziati annualmente da
ciascuna Regione (la medesima cifra ricevuta dallo Stato, con il
fondo statale e regionale che dunque si possono sommare a
livello di ciascuna Regione) e 100 milioni annuali aggiuntivi
stanziati dallo Stato per gli interventi di competenza statale.
Sotto la lente anche gli investimenti e in questo quadro si
chiede che "le aziende pubbliche non debbano più considerare il
territorio come logica coloniale, ma devono cominciare a
investire in montagna creando valore sociale e non solo
finanziario, impegnando risorse e competenze per la transizione
energetica ed ecologica".
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