"Qui è il vero mistero di quello che Gesù disse una volta: 'Ci sono due signori nel mondo, due, non di più: due. Dio e il denaro. Chi serve il denaro è contro Dio". Papa Francesco, nel corso dell'udienza generale dalla Biblioteca del Palazzo apostolico, scandisce 'a braccio' parole che lasciano il segno. E nella catechesi che, alla vigilia del Triduo Pasquale, dedica a una meditazione sulla Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, si sofferma su un particolare: "Le guardie, i soldati, che erano nel sepolcro per non lasciare che venissero i discepoli e prendessero il corpo, lo hanno visto: hanno visto Gesù vivo e risorto. I nemici lo hanno visto, e poi hanno fatto finta di non averlo visto. Perché? Perché sono stati pagati".
"E qui è il denaro che ha fatto cambiare la realtà. Avevano visto la meraviglia della resurrezione, ma sono stati pagati per tacere - prosegue con considerazioni che, tra le righe, contengono anche un messaggio 'politico' -. Pensiamo alle tante volte che uomini e donne cristiani sono stati pagati per non riconoscere nella pratica la resurrezione id Cristo, e non hanno fatto quello che il Cristo ci ha chiesto di fare, come cristiani".
Nella sua riflessione, il Papa invita anche a pensare ai tanti "crocifissi" di oggi. "Adorando la Croce, rivivremo il cammino dell'Agnello innocente immolato per la nostra salvezza - spiega -. Porteremo nella mente e nel cuore le sofferenze dei malati, dei poveri, degli scartati di questo mondo; ricorderemo gli 'agnelli immolati' vittime innocenti delle guerre, delle dittature, delle violenze quotidiane, degli aborti...". "Davanti all'immagine del Dio crocifisso porteremo, nella preghiera, i tanti, troppi crocifissi di ogg - aggiunge -i, che solo da Lui possono ricevere il conforto e il senso del loro patire. E oggi ce ne sono tanti: non dimenticare i crocifissi di oggi, che sono l'immagine del Crocifisso Gesù, e in loro è Gesù".
"Il mondo è nelle tenebre - incalza il Pontefice -. Facciamo un elenco di tutte le guerre che si stanno combattendo in questo momento; di tutti i bambini che muoiono di fame; dei bambini che non hanno educazione; di popoli interi distrutti dalle guerre, dal terrorismo. Di tanta, tanta gente che per sentirsi un po' meglio ha bisogno della droga, dell'industria della droga che uccide... È una calamità, è un deserto!". "Diciamoci la realtà - ribadisce -: in questo Calvario di morte, è Gesù che soffre nei suoi discepoli".
E ricordando al termine che "anche quest'anno vivremo le celebrazioni pasquali nel contesto della pandemia", ma che "in tante situazioni di sofferenza, specialmente quando a patirle sono persone, famiglie e popolazioni già provate da povertà, calamità o conflitti, la Croce di Cristo è come un faro che indica il porto alle navi ancora al largo nel mare in tempesta", conclude: "chiediamo al Signore che ci dia la grazia di servirlo e di riconoscerlo e di non lasciarci pagare per dimenticarlo".
Intanto, nella prefazione al libro "Rosario Angelo Livatino. Dal 'martirio a secco' al martirio di sangue", a cura dell'arcivescovo di Catanzaro-Squillace, mons. Vincenzo Bertolone, sul "giudice ragazzino" che il 9 maggio sarà proclamato beato ad Agrigento, il Papa usa termini inequivocabili anche sulle mafie.
Quelle pronunciate da Livatino dinanzi ai suoi assassini - "Picciotti, che cosa vi ho fatto?" -, afferma infatti, erano "parole che gridavano contro gli Erodi del nostro tempo, quelli che, non guardando in faccia all'innocenza, arruolano perfino gli adolescenti per farli diventare killer spietati in missioni di morte. Grido di dolore e al tempo stesso di verità, che con la sua forza annienta gli eserciti mafiosi, svelando delle mafie in ogni forma l'intrinseca negazione del Vangelo, a dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre costrette ad inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata quanto negata".
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